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Gravina blinda Spalletti: «Impensabile rinunciare a un progetto ambizioso dopo otto mesi»

In conferenza: «ll talento c’è, ma non possiamo pensare di vincere un titolo europeo con ragazzi che hanno 0 presenze nei club»

Gravina blinda Spalletti: «Impensabile rinunciare a un progetto ambizioso dopo otto mesi»
Skopye (Macedonia) 09/09/2023 - qualificazioni Euro 2024 / Macedonia del Nord-Italia / foto Image Sport nella foto: Luciano Spalletti-Gabriele Gravina

Gravina blinda Spalletti: «Impensabile rinunciare a un progetto ambizioso dopo otto mesi»

Il presidente della Figc Gravina e il ct Spalletti parlano in conferenza stampa dopo la disfatta degli Azzurri contro la Svizzera.

Prende parola Gravina.

«Credo che sia giusto ringraziare tutti quelli che hanno dato un contributo di lavoro per questo evento. Mi riferisco a tutti i collaboratori della Federazione. E’ una giornata particolare, il nostro appuntamento con Euro2024 si è concluso ieri. Tanti sentimenti e riflessioni che si accavallano, ma siamo dispiaciuti per non aver potuto dare ai tifosi quella gioia che meritano e per il risultato, ma sappiamo che il risultato è soggetto a tantissime variabili, che comprendono l’ipotesi di una sconfitta. Rimane la delusione per non aver potuto dimostrare a chi ci ha seguito tutto quello che è stato fatto da questi ragazzi durante la preparazione. Una riflessione che ieri sera abbiamo fatto insieme io, il mister e Buffon con tutta la squadra, delusione che i ragazzi hanno condiviso con noi. Non parliamo di un gruppo che si distacca dall’assunzione di responsabilità. Siamo tutti responsabili. Ieri sera abbiamo chiacchierato con il mister, io sono molto pragmatico e credo che sia impensabile risolvere i temi abbandonando un progetto pluriennale e non si può abbandonare un progetto dopo otto mesi. C’è da cambiare qualcosa, rivedere l’approccio, ci saranno delle riflessioni profonde. Ieri abbiamo iniziato a confrontarci, dobbiamo crescere tutti e abbiamo un solo modo per poterlo fare, per poter capire che quando si cade com’è successo a noi, bisogna avere la capacità di rialzarsi con la forza del progetto, delle idee e del lavoro. Io i problemi li affronto con il lavoro, non ho la cultura di fuggire di fronte a responsabilità che mi coinvolgono. Vi invito a tenere distinte le responsabilità politiche da quelle tecniche, altrimenti si aggredisce la parte tecnica per poi andare in quella politica. Il senso di responsabilità implica in questo momento, da parte mia, un senso di lucidità. Spalletti ha la nostra fiducia, tra 60 giorni inizia un nuovo appuntamento e non si può pensare che improvvisamente in Italia fioriscano i Mbappé, i Cristiano Ronaldo e i Messi. Nel nostro Paese dobbiamo valorizzare il talento, che c’è: tutte le giovanili sono qualificate alle fasi finali. Il talento c’è. Tutte le nostre nazionali giovanili sono qualificate alle fasi finali. Non possiamo di vincere un titolo europeo con ragazzi che hanno dimostrato grande talento e tecnica con presenze 0».

Interviene Spalletti.

«Ringrazio i tifosi per la vicinanza e i calciatori per la disponibilità e soprattutto tutto lo staff della Federazione».

Presidente l’hanno ferita le critiche? Mister cambierebbe qualcosa nell’approccio?

Gravina: «Le critiche feriscono tutti ma bisogna avere la capacità di prendere spunto per migliorare, fa parte del ruolo. Quelle costruttive e legittime vanno prese in considerazione, quelle strumentali legate a una richiesta di dimissioni in un momento di chiusura come questo no. Dobbiamo essere chiari: non esiste che qualcuno possa pretendere dimissioni dall’esterno nell’ambito di governance federale. La scadenza è prevista a marzo 2025, le elezioni avverranno nella prima data utile, non si possono fare prima della chiusura delle Olimpiadi. Andremo a un confronto democratico, quella è l’unica sede legittima».

Spalletti: «E’ un giochino che non faccio, quello di tornare indietro perché nella mia vita sono sempre stato attento a quello da fare successivamente. Indietro non ci posso tornare. Qualche cosa ho sbagliato, ho tentato di ringiovanire la squadra. Siccome rimango qui, in futuro questo sarà fatto di più».

E’ un momento complicato nei rapporti della Federazione. E’ possibile imporre una legge per cui una società deve mettere in squadra dei ragazzi che crescono nei vivai? La mancanza di campioni ha inciso sul tifo?

Gravina: «Ci sono delle leggi che impediscono di prendere queste scelte. E’ un fatto culturale, che passa attraverso alcuni numeri. Il 67% dei giocatori è straniero, abbiamo circa il 32% di giocatori selezionabili. Stiamo resistendo alla possibilità di tesserare gli extra-comunitari. Non c’è il posizionamento culturale nel capire che oggi un asset fondamentale per risolvere alcune problematiche sono i settori giovanili. Se non capiamo che lavorare con i giovani non è un costo, ma un investimento per il futuro, possiamo imporre tutto quello che volete, ma bisogna essere tutti d’accordo nel progetto. Ci sono resistenze nel nostro interno. Leggo diverse volte del contrasto tra me e la politica, ma non c’è: c’è un confronto dialettico legato dalle stesse affinità che la Premier sta vivendo con il governo inglese. C’è un confronto continuo tra le norme dello sport e le leggi dello Stato».

Il giorno della tua presentazione hai promesso di essere il miglior Spalletti possibile. Si è visto?

Spalletti:«E’ chiaro che no. Altrimenti sarei qui a fare dei discorsi diversi. Leggo che mi è stato attribuito di alzare troppo i toni, di aver fatto uso di miti da seguire, ma questa è stata la mia vita. Io ho degli esempi da seguire. Ci sono ancora molte cose da dover far vedere, il mio impegno sarà totale con delle conoscenze in più. Bisogna essere completi e onesti nel racconto di questo periodo che ho fatto. Sono entrato quando c’era urgenza di risultati e probabilmente per quello che necessitava il momento siamo stati bravi fino ad un certo punto, non siamo riusciti a crescere in questo mini percorso fatto. Ieri si è fatto un passo indietro importante che non si può accettare, ma si riparte da lì e penso di sapere cosa poter fare».

Due volte non siamo andati al mondiale, il progetto non può prescindere dalla qualificazione al Mondiale 2026. C’è questa consapevolezza?

Gravina: «La consapevolezza c’è. La nostra progettualità puntava al 2026, sapendo di dover fare i conti con la realtà. Nessuno di noi è in grado di garantire un risultato se non con impegno e progettualità a cui bisogna dare contenuti. Dal 2018 la scelta è stata quella di finanziare tutta l’attivitàdi base dei vivai. Noi possiamo fare tutti i discorsi che volete, questo è il gruppo di calciatori. Probabilmente verranno fuori altri ragazzi, altre condizioni. Pensavamo di essere più avanti, ieri ci siamo accorti di essere tornati indietro ma non ci si può arrendere o annullare il buono. Mi riferisco al periodo di qualificazione dove c’è stata la prestazione dei ragazzi. L’obiettivo 2026 è un obiettivo reale, sarebbe un disastro non qualificarsi, lo sappiamo. Non solo per il risultato, ma perché significherebbe non aver saputo trovare la soluzione».

Presidente lei vuole ricandidarsi? Mister come pensi di tirarci fuori da questa situazione?

Gravina: «Non mi sono soffermato su questo. Io rispondo ai delegati, al mondo del calcio, in un ruolo di servizio, ci sono sette componenti nel mondo del calcio e ritengo giusto che ci sia un confronto aperto»

Spalletti: «Attraverso la partita di ieri siamo tornati a 0 e da li dobbiamo ripartire. Nelle scelte future tenterò di ringiovanire ulteriormente la rosa per creare il prima possibile un gruppo. Si va a provare un futuro più giovane».

Presidente cosa cambierà nei fatti dopo questo risultato? Mister ieri ha colpito questa mancanza di reazione emotiva, cosa ne pensa?

Gravina:«Ieri sera abbiamo iniziato un confronto attraverso l’individuazione di alcuni errori. La risposta immediata  è quella di porre in  essere atti che in futuro evitino errori del genere. Bisogna indivudare 5-6 tecnici che lavorano nei club, istituire un organismo tecnico consuntivo che dialoghi con le società e individuare insieme una strategia per valorizzare i giovani».

Spalletti: «I calciatori del livello di Chiellini e Bonucci diventa difficile poterli ritrovare, ma si è visto che dando spazio a calciatori come Calafiori si possono ritrovare leader in campo».

Presidente dall’Under 15 all’Under 20 primeggiamo, dove sta la falla nel sistema. Mister, c’è una scena a cui appendersi per ripartire?

Gravina: «Si inceppa nella mancanza di valorizzazione, questi ragazzi hanno 0 presenze nei club. C’è proprio un’idea non convinta dell’avere in casa un patrimonio di altissimi talenti. Io accetto le critiche, ma dobbiamo confluire in un percorso di responsabilità all’interno del sistema. Il mondo del calcio deve dirmi anche come rimediare».

Spalletti: «Non è stata la notte più complicata, a volte anche le vittorie sono complicate da gestire. In queste complicazioni mi sono fatto tantissimi amici che sono lì a supporto, come Matilde».

Presidente, non è vero che non spendiamo nel settore giovanile. Noi naturalizziamo i talenti stranieri che ci sono nei nostri vivai. La sensazione è che lei sia molto deluso dalla squadra

Gravina: «Ieri sera ci siamo confrontati, la delusione è di tutti, ma la delusione più grande da parte loro è quella di non essere riusciti a manifestare il lavoro fatto nei 30 giorni. Non sono deluso dai ragazzi, ma dalla prestazione. Questi ragazzi sono il bagaglio sul quale investire, sfido chiunque a trovare soluzioni alternative. La vedo dura pensare che in sei mesi all’improvviso vengano fuori alternative. E’ mancata la capacità di sopperire ad alcune carenze oggettive con manifestazione di carattere, ma non me la sento di buttare via tutto il lavoro fatto. I ragazzi hanno bisogno di essere tenuti in considerazioni per ciò che hanno dato. Per quanto riguarda le seconde squadre, riteniamo tutti che siano fondamentali, ma se pensi di attivare un progetto importante poi ti portano in tribunale».

Mister, approfondiamo ciò che ha detto sul risultato non scandaloso e sullo stare troppo addosso ai ragazzi

Spalletti: «All’Europeo ci siamo arrivati con una qualificazione difficile, ma meritata. Sapevamo di avere un girone con difficoltà massimali perché i club che abbiamo affrontato siano club organizzati da un punto di vista di esperienza. Noi siamo di una delle più giovani tra le prime cinque o sei, la penultima come presenze dei calciatori convocati in questa competizione. E’ stata una scelta che abbiamo fatto, ci si aspettava più reazione. Fino alla qualificazione, c’è stata una reazione nelle partite che è stata differente da quanto visto ieri. Se ci siamo capiti con la squadra? Io dopo tutti gli allenamenti mi sono confrontato con la squadra, bisogna saper vedere con i loro occhi e ascoltare con le loro orecchie. Il dialogo è fondamentale. Non ho visto criticità particolari nel rapporto. Troppe istruzioni? No, quando dico che sono stato troppo addosso, intendo che ho cercato di fare il mio lavoro al 100% senza lasciar passare niente. Quando lotti per non retrocedere, la pesantezza è la stessa. Cambia il volume, perché c’è la maglia della Nazionale in palio, ma le condizioni sono le stesse».

I giocatori forse sono rimasti più coperti. E’ rimasto un po’ deluso da quanto fatto in campo?

Spalletti:«Io ho detto in queste conferenze che ero rimasto invece positivamente sorpreso dalla disponibilità. Rimango della stessa idea fino alla partita di ieri, che mi ha un po’ deluso perché non ho visto reazione. Anche contro la Spagna, dove abbiamo meritato di perdere, abbiamo creato qualche situazione nell’ultimo quarto d’ora. Ieri ho visto meno questa rabbia di voler sfidare e duellare un avversario che era alla nostra portata. Poi le analisi le faccio andando soprattutto a vedere e approfondire quello che mi è successo precedentemente e quello che ho visto nella realtà delle partite».

Mi è sembrata una squadra triste. Il fatto di non fare risultati non potrà portare i giocatori a sentire la nazionale come un peso?

Spalletti: «L’umore dentro la squadra era perfetto. Poi non so se lei si riferisce ai sorrisi plastificati. Dentro il gruppo abbiamo sempre detto la stessa cosa, che stava nascendo un gruppo sano e solido. Io li ho visti tranquilli nelle cose che dovevamo fare in allenamento e al di fuori. La maglia azzurra un peso? Cercheremo di parlare con i calciatori e avere delle risposte».

Mister lei ha avuto un approccio molto da “allenatore”. Quali sono le differenze che ha notato tra allenatore e ct? Questo vestito da ct è giusto per lei?

Spalletti:«Le differenze sono oggettive, io oggi ad un giocatore dico una cosa, domani per avere una reazione lo accarezzo e gli faccio i complimenti. Qui questo non lo puoi fare, non hai la possibilità di giocare in maniera psicologica con la mente del soggetto. Poi il vestito me lo sono messo anche oggi, mi sta benissimo. E’ uno dei miei brand preferiti. Però è chiaro che ci sono differenze tra i due ruoli. Questa esperienza mi mette davanti cose nuove e che devo imparare velocemente».

 

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