ilNapolista

Fagioli, Spalletti l’ha portato ma non si fida (Corsera)

Ha 23 anni due in più di Nico Williams. Jorginho 32: una carriera oltre il tramonto, faticava a trovare posto anche nell’Arsenal

Fagioli, Spalletti l’ha portato ma non si fida (Corsera)
Mg Reggio Emilia 23/09/2023 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Juventus / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Nicolo’ Fagioli

Fagioli, Spalletti l’ha portato ma non si fida (Corsera). È un passaggio dell’analisi della serata post Italia-Spagna a firma Fabrizio Roncone.

Scrive Roncone:

Te li vedi sfilare davanti e questo che avanza sì, è lui, è Rodri. Il più forte play d’europa e, forse, del mondo. Guardiola, letteralmente, lo ama. Gli esperti di mercato sostengono che il City lo valuti intorno ai 120/130 milioni di euro. Stai lì a pensare che poco fa è passato Jorginho.

Noi avevamo lui, a dirigere le nostre operazioni. A 32 anni, carriera oltre il tramonto, faticava a trovare posto anche nell’Arsenal. Spalletti, ad un certo punto, gli ha pure urlato che doveva farselo almeno dare il pallone, «Altrimenti è inutile che giochi!». L’ha cambiato nell’intervallo. E ha fatto entrare Cristante, che però regista non è. La riserva naturale di Jorginho sarebbe, eccolo qui, Fagioli. Nonostante il tanfo della squalifica che si porta addosso, Spalletti l’ha preferito a Ricci, perché dice che, tra i nostri giovani, è il play italiano più moderno. L’ha portato, ma non si fida. Fagioli ha 23 anni. Due in più di Williams. Un’ala sinistra che ha trattato Di Lorenzo, il capitano del Napoli, come fosse un birillo.

Spalletti contro “la noia di essere benestanti”: un colpo alla playstation e uno a Fagioli (Il Napolista)

I giochi, il gioco. La playstation e la ludopatia. Il “vizio”. Spalletti unisce il patologico al dilettevole con una sola battuta in conferenza stampa, non si capisce quanto volutamente sibillina o inconsapevolmente riuscita: “Stiamo allestendo la stanza dei giochi, è quasi finita. Dobbiamo toglierci il vizio, la noia di essere benestanti.

La richiesta giornalistica è sul tormentone delle consolle figlie del demonio, capaci di rapire la socialità dei calciatori quando il ritiro dovrebbe essere la casa – la chiesa – del gruppo. Figurarsi prima d’un Europeo. Ma la “stanza dei giochi” è quella dei figli del ct, i milionari-bambini sempre con lo smartphone in mano e le cuffie sulle orecchie. Indotti alla deviazione, anzi in “tentazione”, come la chiama lo stesso Spalletti parlando di Fagioli: “Penso che meriti anche un po’ di comprensione, non ha scommesso sulle sue cose ma perché in preda a un momento di difficoltà e non ce la faceva a difendersi da questa tentazione”. Liberali dal male.

Il riferimento alla “noia” dei benestanti” non può non pescare nell’intervista di Fagioli a Veltroni per la Gazzetta dello Sport. Quella in cui Fagioli parla di “vuoto”, “noia”, “abisso”, “tornado” e si esprime così: “La noia mi ha rovinato la vita. Il successo non è un’armatura che resiste alla solitudine, non ti consente, come una corazza, di far rimbalzare le coltellate del tempo vuoto”. (Fagioli parla stranamente come Veltroni scrive, ma vabbé).

Quella di Spalletti è dunque una cazziata in contumacia ai suoi ragazzi “benestanti” (si fa per dire). Va letta tra le pieghe, nelle sfumature. Perché Spalletti sui temi morali s’è sempre autorappresentato integerrimo come un salafita afgano, salvo poi ripiegare sull’ecumenico “bravi ragazzi” quando s’è trattato di convocare Acerbi, il razzista-innocente-per-mancanza-di-prove. Stavolta la manda a dire, insomma. O forse no. Forse era solo una battuta. Un gioco.

ilnapolista © riproduzione riservata