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Federer: «Ho tanti aneddoti sui miei tifosi che hanno chiamato i figli Roger. Me la sono goduta»

L’intervista a Le Figaro. Domani esce il documentario sul suo addio al tennis: “Sono durato a lungo perché uscito dal campo ero un altro”

Federer: «Ho tanti aneddoti sui miei tifosi che hanno chiamato i figli Roger. Me la sono goduta»
Londra (Inghilterra) 04/07/2023 - Wimbledon / foto Panoramic/Image Sport nella foto: Kate Middleton-Roger Federer ONLY ITALY

Domani su Amazon Prime Video esce l’attesissimo documentario di Kapadia sull’addio al tennis di Federer, “The Last Twelve Days of Federer”. E’ un’operazione con un grande hype. E lo svizzero l’anticipa con una intervista esclusiva a Le Figaro, che ne segue altre – tutte molto intime – ad altri grandi giornali stranieri. Il tema è sempre il disvelamento della grande fragilità dell’uomo Federer, accostata all’animale da competizione. 

Federer dice che il documentario è “molto realistico, non sono lì per recitare, sto solo vivendo la mia vita e cercando di gestire le mie emozioni nel miglior modo possibile. Ero davvero in un momento molto vulnerabile. Spero che questo film possa illuminare i tifosi, ma forse anche gli altri atleti, su cosa significhi la fine della carriera di un atleta. È un momento molto speciale. E oggi mi chiedo come se la siano cavata gli altri, in altri sport. Non c’è sceneggiatura, è un momento emotivo puro”.

La mia carriera è finita, ma, nel profondo, probabilmente ho ancora un piccolo macchinario ancora in fase di sviluppo, perché ho fatto questo per così tanto tempo… Cerchi ogni giorno di essere il miglior giocatore possibile e, all’improvviso, stacchi la spina e cambi tutto! Ma resta una modalità stand-by, e parlarne mi riporta in questa situazione, che è bellissima”. 

Federer racconta che se l’è goduta la sua carriera: “Ad un certo punto, diciamo quando ho vinto il mio decimo titolo del Grande Slam, ho avuto la sensazione di dire a me stesso che la mia carriera era molto più bella di quella che avevo mai sognato. Non avrei mai pensato di realizzare tutto questo e mi sono detta che dovevo godermelo. Non volevo entrare in un loop del tipo: ehi, un altro titolo Slam, o ancora una settimana da numero 1 del mondo… E lo stesso quando annuncio il mio ritiro. Ho mandato un messaggino veloce in rete e poi, bam, finito: porto i miei ragazzi a calcio e vado a casa a fare i compiti con le mie bambine”.

Il rapporto con i tifosi: “E’ strano e mi tocca molto vedere cosa significo per i tifosi. Magari alcuni si sono conosciuti ad un torneo e oggi sono sposati, e hanno avuto un figlio che hanno chiamato Roger… Ho tanti piccoli aneddoti sull’argomento. Come questo tifoso che mi chiede di non smettere mai di giocare e, oggi, è quello che vorrei con Rafa (Nadal), Novak (Djokovic) o Andy (Murray). Vorrei che giocassero per sempre, ma ovviamente tutto finisce“.

“Anche mia moglie era una giocatrice professionista e dovette ritirarsi a 23 anni a causa di un problema al piede. È stato un momento terribile per lei e io non capivo, si era ritirata per preservare il suo corpo. Mi sembrava così logico e naturale, date le circostanze. E poi io, quasi vent’anni dopo, mi sono ritrovato nella sua situazione e non ho voluto fermarmi, mi sono ostinato a voler continuare. Volevo spremere fino all’ultima goccia di limone per rimanere nel circuito”.

Federer piange. Piange un sacco. “Sensibile è una bella parola. Penso di aver sempre avuto questa capacità di poter cambiare molto rapidamente. Questo mi ha permesso di assaporare certi momenti, ma anche di restare aggrappato al circuito. Pochi minuti prima della finale potevo fare il buffone nello spogliatoio e pochi istanti dopo essere al Centrale a giocare molto seriamente. Lo stesso dopo una partita, in pochi minuti, potevo rilassarmi, rilassarmi di nuovo, in modalità marito o papà, e non più giocatore. È perché sono stato in grado di farlo che sono riuscito a durare. Anche se in quel momento provavo imbarazzo a mostrare tanta fragilità, mi rendo conto che in realtà era un punto di forza”.

Oggi tutto è accentuato dai social dove ognuno ha il proprio commento. Puoi averne dieci molto carini, e poi ne incontri uno che ti criticherà gratis, ti dirà che hai un grosso naso. In realtà non ci interessa cosa dicono queste persone. E sono sempre riuscito ad ascoltare chi mi stava vicino e ad essere ermetico su quello che dice chi non conosco”.

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