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Gli azzurri al fischio finale sembrano sollevati, l’incubo è finito (Corsera)

S’intuisce che non solo hanno un problema di autostima ma che sono come confusi, stanchi di testa. Complice il ritiro claustrofobico di Spalletti

Gli azzurri al fischio finale sembrano sollevati, l’incubo è finito (Corsera)
Italy's defender #23 Alessandro Bastoni reacts at the end of the UEFA Euro 2024 round of 16 football match between Switzerland and Italy at the Olympiastadion Berlin in Berlin on June 29, 2024. (Photo by Odd ANDERSEN / AFP)

Gli azzurri al fischio finale sembrano sollevati, l’incubo è finito. Lo scrive il Corriere della Sera con Fabrizio Roncone.

Sentite, è un po’ complicata da scrivere. Ma è una sensazione precisa. Questa: visti dal vivo, qui, adesso, sul prato dell’olympiastadion, mentre indugiano prima di uscire, e si danno pacche, e si soffiano frasi tenendo la mano sulla bocca, osservati attentamente, ecco, gli azzurri paiono come sollevati.

Tenete a mente: sollevati.

La verità è che i nostri, anche per tutta la ripresa, faticano in modo oscuro, quasi irrazionale, sbagliando raddoppi, diagonali, in uscita perdiamo palloni assurdi e allora s’intuisce che non solo hanno un problema di autostima (comprensibile, dopo che hai visto da vicino gente tipo Rodri, Yamal, Modric), ma che sono come confusi, stanchi di testa. Il ritiro blindato imposto da Spalletti — e qui, probabilmente, c’è un altro suo grave errore di valutazione — li ha precipitati in una condizione di pura claustrofobia. L’arbitro che fischia la fine li porta fuori da un incubo. I loro sguardi sollevati, di cui parlavo all’inizio del pezzo, si spiegano così.

Azzurri insultati e contestati dai tifosi (Gazzetta)

Un finale così Donnarumma e compagni non lo avevano immaginato neppure nei loro peggiori incubi. Dopo il novantesimo, quando sono andati a salutare i tifosi sotto il loro settore, sono stati fischiati, insultati e invitati a tornare subito negli spogliatoi. In quei lunghi secondi frustrazione, incredulità e delusione si sono mischiate nella testa degli azzurri, terrei in volto, quasi incapaci di rendersi conto di ciò che era successo sia durante l’incontro sia in quel momento.

Se la lezione sul campo è stata dolorosa, la contestazione della gente ha inferto al gruppo la “coltellata” finale.

Il racconto della contestazione

È stato in quel momento che Donnarumma, da capitano, ha chiamato a raccolta tutti e li ha invitati ad andare sotto il settore occupato dagli italiani. I compagni con passo lento lo hanno seguito, tutt’altro che desiderosi di farlo, ma consci che era una cosa giusta e doverosa. Soprattutto dopo una prestazione come quella offerta contro la Svizzera. Gigio è arrivato fino ai cartelloni pubblicitari, dietro la porta nella quale ha subito a inizio secondo tempo il 2-0 di Vargas, e poi li ha scavalcati quando è stato raggiunto da Barella e dagli altri. Qualche passo sulla pista d’atletica per avvicinarsi al settore quasi tutto occupato da maglie azzurre, poi i calciatori si sono fermati perché dagli spalti non “piovevano” applausi, ma fischi, parole tutt’altro che di sostegno e inviti ad allontanarsi. A tornare negli spogliatoi. Gli azzurri sono rimasti attoniti, increduli. Evidente l’espressione sulle facce di Barella, Cambiaso, Dimarco, Chiesa, Pellegrini, Zaccagni, Fagioli, Bastoni e Frattesi, insieme a Donnarumma i più vicini alle tribune. Sono stati secondi lunghissimi, nei quali i giocatori hanno accennato a un applauso e poi sono rimasti in silenzio, subendo le critiche. Poi si sono guardati e hanno deciso di rientrare negli spogliatoi, a testa bassa. Perché era inutile restare ulteriormente lì. 

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