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Il calcio dà una lezione all’Europa dei nazionalismi (El Mundo)

In controtendenza col voto, il calcio è cresciuto all’integrazione. Oggi è multietnico e molto più competitivo

Il calcio dà una lezione all’Europa dei nazionalismi (El Mundo)
France's forward #10 Kylian Mbappe is greeted by French President Emmanuel Macron on the podium after receiving the silver medal during the Qatar 2022 World Cup trophy ceremony after losing the football final match between Argentina and France at Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on December 18, 2022. - Argentina won in the penalty shoot-out. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Gli Europei dopo le Europee sono una lezione, anche politica. Perché il calcio, una volta tanto, è avanti: il su messaggio unitario è in netta controtendenza alla contrazione politica dei nazionalismi, espressa pochi giorni nelle elezioni per la formazione del Parlamento europeo. Lo scrive nella sua analisi su El Mundo Orfeo Suarez.

“La festa inizia in un’Europa nella quale sempre più persone vogliono che finisca. Crescono gli euroscettici con discorsi che portano alla luce la peggiore delle passioni del continente: il nazionalismo”. Ma “tra le passioni ancestrali c’è anche il calcio, che alza gli standard non sempre nella giusta direzione, ma la cui ricostruzione nel tempo è, oggi, quanto di più vicino al minacciato sogno europeo, con la libera circolazione dei giocatori a partire dalla sentenza Bosman di quasi 30 anni fa, e grazie ai suoi tribunali”.

Suarez parla anche dell’Europa multietnica (la cui rappresentazione plastica in questi giorni è arrivata dagli Europei di atletica a Roma e proprio dalla nazionale italiana): “L’Europa ha un Real Madrid campione della Champions League con un accento più francese che spagnolo senza offendere i suoi tifosi, e squadre che includono figli e nipoti di migranti, come il francese Kylian Mbappé, gli spagnoli Lamine Yamal e Nico Williams. Il calcio, tante volte additato dai vecchi flagelli, ha quindi una missione, e non è solo vincere. Serve per mostrare come la palla viaggia meglio se trova i ponti. Come le idee. Come l’Europa”.

Mettiamo la Francia, per esempio. “Quando la Francia vinse la sua prima Coppa del Mondo, nel 1998, Jean Marie le Pen, il fondatore del Fronte Nazionale, si vergognava della squadra guidata da Zinedine Zidane a causa della presenza maggioritaria di giocatori di origine magrebina e sub-sahariana. Per questo ex membro della Legione Straniera non era degno della ‘grandeur’. A quel tempo, era un ‘outsider’ emergente nella politica francese, concentrato sul progetto europeo guidato da Jacques Delors e in pieno sviluppo del Trattato di Amsterdam, che ampliava le aree di competenza dell’Unione europea (UE). Non è cambiato il profilo multirazziale della nazionale francese, guidata da Mbappé, padre camerunese e madre algerina”.

Nel frattempo però sua figlia Marine Le Pen ha portato a casa “una storica vittoria alle elezioni europee domenica scorsa. La Francia non è l’Ungheria di Viktor Orban né la Polonia che cambia. È il cuore dell’europeismo, insieme alla Germania, sede degli Europei e dove i radicali e gli euroscettici dell’Afd sono cresciuti”.

Però Suarez ricorda che quando la Francia ha vinto il Mondiale, nel 2028, anche Marine ha festeggiato. “Perché è meglio stare dalla parte del calcio. Ma il problema è il messaggio che viene incorporato. Quello dei nazionalisti e degli euroscettici è pericoloso, soprattutto in un torneo per nazionali come quello che inizia domani a Monaco, e con un risveglio di tifoserie violente nel cuore del continente. Sono gli ultras 2.0”.

“La Uefa è composta da 55 federazioni nazionali, mentre l’Ue è composta da 27 Paesi. L’Europa del calcio è più grande della politica e questo richiede equilibri diplomatici diversi. Tuttavia, il coordinamento sta aumentando, soprattutto per quanto riguarda le grandi tensioni o conflitti internazionali, come avviene attualmente con le guerre in Ucraina e Gaza. L’organizzazione di Aleksander Ceferin ha escluso la Russia dalle fasi di qualificazione, parallelamente alle decisioni dei paesi occidentali, ma mantiene Israele al suo interno”.

E c’è l’Ucraina. “Il suo titolo è la sua presenza”. E’ sempre più così: il calcio è avanti. Basta ricordare gli Europei vinti dall’Italia nel 2021. “La maledizione voleva che la finale si svolgesse a Londra, già fuori dall’Ue”.

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