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Il CorSport dà ragione a De Laurentiis: “Ripensare la legge Melandri e ridurre il numero di squadre in Serie A”

La Champions con 5 squadre italiane non è necessariamente un bene. Si rischiamo una Serie A più squilibrata e sempre meno appetibile nel mercato dei diritti tv

Il CorSport dà ragione a De Laurentiis: “Ripensare la legge Melandri e ridurre il numero di squadre in Serie A”
Db Riyad (Arabia Saudita) 22/01/2024 - finale Supercoppa Italiana / Napoli-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Sul Corriere dello Sport, Alessandro Giudice commenta la situazione della Serie A. Con la nuova Champions League aumenta il pericolo di avere un campionato squilibrato. I club più grandi daranno più importanza alle partite di coppa mentre il nostro campionato diventerà sempre più povero e quindi meno appetibile sul mercato dei diritti tv. Un effetto domino che si può ancora contrastare iniziando a cambiare la legge Melandri e il numero delle squadre nel campionato di Serie A. Sono le stesse proposte portate avanti dal presidente De Laurentiis.

La Champions con cinque squadre italiane rischia di depauperare la Serie A

Scrive Giudice sul CorSport:

Si può anche prendere come notizia positiva, per il nostro calcio, l’allargamento a 8 squadre (di cui 5 nella nuova super Champions) dell’area di partecipazione alle competizioni europee, ma non devono sfuggire effetti collaterali importanti. L’afflusso di soldi dall’Uefa, di cui beneficerà il 40 per cento della Serie A, rischia di allargare un gap competitivo di cui il nostro campionato già soffre: i 77 punti tra l’Inter campione e la Salernitana fanalino di coda costituiscono già il divario più ampio tra i campionati Big-5“.

In ballo c’è l’equilibrio competitivo, un valore fondamentale del calcio. “Ne definisce l’appetibilità, di conseguenza il valore dei diritti tv che in A è alquanto depresso. Un campionato poco interessante comporta necessariamente meno ricavi. I ricavi Uefa, ovviamente riservati a pochi club, “rappresentano anche un incentivo pericoloso perché la corsa a guadagnarsi il posto al sole stimola i club a spendere più del necessario, innalzando la struttura dei costi”.

E ancora. “Se i ricavi Uefa continuano a crescere con velocità che nessuno dei campionati nazionali riesce a seguire, è perché l’attenzione degli spettatori (soprattutto giovani) si sposta gradualmente verso partite di coppa sempre più affascinanti, seguite da coperture televisive di alto livello. Difficile competere con partite mediocri, spesso poco incerte, e in impianti vecchi, di un campionato già deciso quasi sempre a febbraio“.

In altri termini, diventano più importanti (perché più redditizi) i guadagni europei rispetto a quelli interni. Questa logica “esclude chi ne resta fuori. Forse è il momento di ripensare i meccanismi interni di distribuzione, fissati dalla legge Melandri, di quasi vent’anni fa“.

Senza una riflessione su questo tema, ed eventualmente una ricalibrazione del meccanismo nel senso di aiutare le piccole, magari anche riducendo contemporaneamente il numero di squadre, rischiamo una Serie A più squilibrata e sempre meno interessante“.

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