Diallo non è Gravina, e la Francia non è l’Italia: “Si diceva che non avessero idea di nulla, che fossero semplicemente bravi a calciare un pallone”
Imbarazzo, un po’. Ma certo non gli è preso il coccolone che avrebbe ucciso Gravina al suo posto. Sabato, il giorno dopo la presa di posizione politica di Marcus Thuram contro la destra francese, Philippe Diallo, presidente della Federcalcio francese, ha rilasciato un comunicato chiedendo di “evitare qualsiasi forma di pressione e di utilizzo politico della squadra francese” . Domenica a Düsseldorf gli ha risposto Kylian Mbappé, endorsando Thuram. Aprici cielo.
Il povero Diallo s’è dunque presentato in conferenza stampa per tornare sulla polemica, racconta L’Equipe. “Sono stato chiaro fin dall’inizio, innanzitutto parlando con i giocatori. Ho sempre detto che garantisco ai giocatori la libertà di espressione. Si tratta di giovani che hanno uno sguardo sulla società, e non spetta a me limitare la loro voglia di esprimersi su temi che riguardano la loro generazione. Rispetto pienamente queste posizioni. Ma io sono presidente di una Federazione, non capo di un partito, non devo dare istruzioni di voto. Devo garantire un principio di neutralità. L’istituzione non può avere la stessa libertà di parola dei suoi attori”.
Riguardo alle prossime elezioni in Francia Diallo resta sul vago, ovviamente: “Siamo rispettosi della tradizione repubblicana. Saranno i francesi a scegliere. Non è la prima volta che i giocatori si esprimono. Si diceva che i giocatori non avessero idea di nulla, che fossero semplicemente bravi a calciare un pallone. Sono felice che mostrino qualcos’altro, ma non li sto istigando. Ma noi vogliamo riunire i francesi attorno alla stessa maglia”.