De La Fuente è più duttile oltre che meno presuntuoso di Luis Enrique. La Spagna ha imparato che il possesso sterile non serve a nulla
Le sfide tra Italia e Spagna ormai sono un classico. L’Equipe ha provato analizzare la nuova Spagna e la nuova Italia, due squadre che hanno entrambe cambiato allenatore.
Parlando del nuovo ct della Spagna, l’Equipe scrive che: “Per cambiare rispetto al carismatico Luis Enrique, che aveva già vinto tutto come giocatore e poi come allenatore quando è subentrato alla Roja nel 2018, la Spagna ha optato per il ben più discreto Luis De La Fuente (62). Meno presuntuoso del suo predecessore, De La Fuente è meno rigido dal punto di vista tattico e, per il momento, la sua esperienza sulla panchina è stata un successo, con la vittoria in Nations League dello scorso anno contro la Croazia“.
Parlando di Spalletti invece scrive che è un “tattico molto noto nel calcio italiano, che ha fatto la gavetta partendo dalle serie inferiori e riuscendo sempre a imporre il suo stile e il suo carattere, Spalletti è arrivato alla guida della Nazionale sulla scia della sua stagione capolavoro con il Napoli, campione con 16 punti di vantaggio e con uno stile di gioco irresistibile. Sebbene i giocatori e il pubblico si siano subito ricreduti, la parte più difficile del suo lavoro è stata quella di riuscire a plasmare una squadra che potesse giocare lo stesso calcio, nonostante il poco tempo a disposizione”.
La Spagna si adatta, l’Italia punta al bel gioco
La Spagna con De La Fuente non ha abbandonato il possesso palla, ha solo scoperto la capacità di adattarsi: “Il tiki-taka non è morto, e il primo quarto d’ora contro la Croazia (3-0, sabato) lo ha ricordato. Ma non è più l’unico modo per la Roja di raggiungere i propri obiettivi. La Spagna ha imparato la lezione dal Mondiale in Qatar, dove è stata la caricatura di se stessa ed è caduta al primo ostacolo contro il Marocco, non riuscendo a rendersi pericolosa in 120 minuti (1 tiro in porta) nonostante il 77% del possesso. Contro i croati, la Roja non ha esitato a mostrarsi più verticale”.
Mentre l’Italia di Spalletti punta al bel gioco, una strada non completamente nuova per gli Azzurri: “A Euro 2021, l’Italia ha sorpreso tutti con il suo stile ambizioso, basato sulla padronanza tecnica e sul possesso palla intorno al duo Jorginho-Marco Verratti, prima di riscoprire i suoi riflessi difensivi contro la Spagna, dove ha sofferto molto. Il passaggio da Mancini a Spalletti non ha portato a nessuna rivoluzione in questo senso, perché l’ex allenatore del Napoli ha sempre voluto fare gioco e ha lavorato meticolosamente sui piani d’attacco della sua squadra. Da quando ho iniziato ad allenare i giovani, tutti i miei dirigenti mi hanno detto la stessa cosa: «L’importante è vincere», ha detto dopo la vittoria per 2-1 sull’Albania di sabato. «Ma no, l’importante è giocare bene. Solo giocando bene possiamo competere con squadre di livello superiore».