ilNapolista

Leader “equilibristi” capaci di allenare i giocatori dentro e fuori dal campo

Il libro del professor Marcello Russo, “In equilibrio – Un buon work-life balance è possibile”, parla anche degli allenatori che sanno ascoltare

Leader “equilibristi” capaci di allenare i giocatori dentro e fuori dal campo

Leader “equilibristi” capaci di allenare i giocatori dentro e fuori dal campo

In ambito manageriale, tanti studiosi hanno realizzato studi e ricerche per capire quali stili di leadership garantissero le migliori performance sul lavoro. La leadership, infatti, è uno dei temi più studiati di sempre e sono disponibili centinaia di articoli libri e biografie che testimoniano la straordinaria importanza dei capi per conseguire performance straordinarie. Anche nello sport, evidentemente, vigono dinamiche simili e la scorsa disgraziata stagione del Napoli sembra confermarlo senza alcun dubbio. I principali stili di leadership individuati in letteratura sono essenzialmente due: (i) una leadership orientata ai compiti (definita task oriented) e (ii) una leadership orientata alle relazioni (people oriented). Gli allenatori task-oriented (spesso definiti allenatori di campo) sono quelli che prediligono il lavoro tecnico-tattico, l’apprendimento mnemonico di schemi e passaggi da eseguire in modo automatico come nel famosissimo tiki-taka o nel sarrismo a noi familiare. Gli allenatori orientati alle relazioni, a volte chiamati manager o gestori, dedicano maggior attenzione alle relazioni interpersonali, alle dinamiche di gruppo e alla motivazione dei nostri beniamini. Gli esempi di questo tipo nella storia recente del Napoli non mancano, da Benitez ad Ancelotti, senza dimenticare Spalletti. 

Non possiamo ancora pronunciarci sullo stile di leadership di Antonio Conte, sebbene alcune testimonianze di chi lo conosce bene sottolineino la sua sagacia tattica, la durezza degli allenamenti e la capacità di entrare nella testa dei giocatori. La capacità di conciliare questi due orientamenti, ai compiti e alle persone, ci fa ben sperare per l’inizio della sua avventura partenopea.

Tuttavia, viene da domandarsi se esistono altri fondamentali ingredienti che determinano il successo di un allenatore?

Un libro di recente pubblicazione (uscito il 10 maggio, anniversario del primo scudetto del Napoli), dal titolo: «In Equilibrio. Un Buon work-life balance è possibile» scritto da Marcello Russo, Ordinario di Organizzazione Aziendale presso l’Università di Bologna, mette in luce un terzo e fondamentale ingrediente di una leadership efficace: la capacità di un leader di fornire supporto ai giocatori anche per quello che concerne la loro vita fuori dal campo.

«Nel libro, definisco questi leader come degli equilibristi» afferma Marcello Russo: «capi in grado di mostrare empatia e interesse per le attività extralavorative dei propri collaboratori e consapevoli dell’importanza di conseguire un buon equilibrio tra lavoro e vita personale». Le tante ricerche sui fattori che ci permettono di conseguire un buon work-life balance sono concordi: il comportamento dei campi assume un ruolo critico per favorire il work-life balance dei collaboratori. Spalletti era davvero un maestro in questo, come ha ricordato Frank Anguissa in un’intervista rilasciata subito dopo la vittoria dello scudetto e riportata nel testo di Russo.

Ecco un estratto dal libro (capitolo 13):

Mostrare un vero interesse per la vita privata dei collaboratori, dedicando del tempo a parlare con loro anche di faccende personali, rappresenta un comportamento virtuoso che ha effetti positivi anche sulle performance. È ciò che ha dichiarato Frank Anguissa, forte centrocampista del Napoli, alla rivista The Athletic, parlando dell’allenatore Luciano Spalletti:

«Mi piace l’uomo prima dell’allenatore. Ha sempre cercato di spingermi…Si interessava a me: «Come sta la tua famiglia? Cosa hai fatto durante il tuo giorno libero?». Ci concedeva tranquillamente un giorno libero in caso di problemi personali da risolvere. Si metteva nei panni di noi giocatori. Ci incoraggiava anche quando le cose non andavano bene e non incolpava mai noi giocatori. Ci rassicurava: «Non importa; la prossima volta faremo meglio». Questo comportamento ti motiva enormemente. Ho ascoltato raramente dei discorsi motivazionali come i suoi, erano da brividi!».

Oltre a essere l’attuale Commissario Tecnico dell’Italia e l’allenatore che ha riportato lo scudetto a Napoli dopo trentatré anni, Spalletti è anche un leader equilibrista, capace di ottenere il meglio dai suoi giocatori connettendosi con loro mentalmente ed emotivamente.

Ma siamo certi che il work-life balance sia un obiettivo importante anche per gli atleti professionisti come lo è per tutti noi? «Si certo, anche per i giocatori è necessario conseguire un buon work-life balance» afferma Marcello Russo. «A volte siamo portati a immaginare che gli atleti abbiano una vita perfetta, tanto tempo libero e tutte le risorse di cui hanno bisogno per conciliare efficacemente tutti i loro impegni lavoratori con la vita privata, ma non sempre è così. Nel testo descrivo la vicenda di Alphonso Davies, forte centrocampista del Bayern Monaco, che nel 2023 si sfogò sul suo canale ufficiale X (già Twitter), affermando di essere un perdente perché, dopo ogni allenamento passava la maggior parte del tempo libero da solo, senza amici o attività da svolgere. Come dimostrano le parole di Anguissa, ritengo che sia fondamentale per un allenatore riuscire a creare una forte empatia con i giocatori interessandosi alla loro vita dentro e fuori dal campo. Mi auguro davvero Antonio Conte sappia creare lo stesso rapporto con i suoi giocatori perché, come è emerso nell’anno dello scudetto, i giocatori riescono davvero a fare qualcosa di straordinario quando percepiscono di essere ascoltati, compresi e supportati dal loro coach».

In Equilibrio. Un Buon work-life balance è possibile» – disponibile in libreria e su Amazon.

ilnapolista © riproduzione riservata