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L’Italia e la vigilia da insicuri, meglio non raccontare le facce degli azzurri (Corsera)

Il rischio più grande è che nella psiche degli azzurri si sia insinuata la convinzione di essere, strutturalmente, inadeguati

L’Italia e la vigilia da insicuri, meglio non raccontare le facce degli azzurri (Corsera)
Italy's forward #11 Giacomo Raspadori (C) along with his teammates attend the MD-1 training session at their base camp in Iserlohn on June 23, 2024, on the eve of their UEFA Euro 2024 football match against Croatia. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

L’Italia e la vigilia da insicuri, meglio non raccontare le facce degli azzurri. Lo scrive per il Corriere della Sera Fabrizio Roncone.

È così che va, questa vigilia. C’è un’atmosfera plumbea. Negativa? Sì, probabilmente sì. Del resto tutti — noi sul trenino che ci ha portato qui, e però anche la truppa azzurra che, finito un pranzo leggero, adesso si sta imbarcando per raggiungerci — tutti teniamo d’occhio il tabellone e facciamo calcoli, immaginando i vari incastri, le combinazioni che l’italia ha per passare il turno: da seconda nel girone, o ripescata tra le migliori terze.

L’Italia e il pericolo di sentirsi inadeguati

È la dimostrazione che ci sentiamo profondamente insicuri. Anzi, a raccontarci un po’ di verità: temiamo che la partita con la Croazia possa trasformarsi in un martirio sportivo. È chiaro che a minare nel profondo la nostra autostima sono stati gli spagnoli. Ci abbiamo perso male. Ci hanno umiliati. Ci hanno fatto una testa così. Perciò il rischio più grande è che nella psiche degli azzurri si sia insinuata la convinzione di essere, strutturalmente, inadeguati per compiere un grande cammino in questo torneo. Con un interrogativo subdolo che, più o meno, è questo: d’accordo, possiamo anche passare il turno, ma poi?

Gli azzurri, intanto, sono arrivati allo stadio e stanno scendendo sul terreno di gioco per la solita ricognizione. Il colpo d’occhio sugli spalti, l’ampiezza, la consistenza del prato. Volete sapere che facce hanno? Lasciate stare.

Spalletti e la differenza tra Scamacca e Retegui

Il ct della Nazionale italiana, Luciano Spalletti, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport.

Che partita sarà?

«È come la Spagna, sono quelle partite con la giusta pressione perché sono importanti dal punto di vista del risultato e coinvolgono tante persone. La risposta è sempre la stessa, fare il massimo sempre»

Si gioca ancora per comandare il gioco o si cambia il piano tattico?

«Io dico sempre le stesse cose. Si può cambiare un elemento, ma si passa sempre dal possesso. Io sono già tranquillo quando la palla ce l’abbiamo noi che quando ce l’hanno gli avversari. Poi qualche volta siamo costretti a subire il gioco della squadra avversaria, ma noi vogliamo fare la partita. Sarebbe un errore pensare che ci basta il pareggio»

Differenze tra Retegui e Scamacca?

«Scamacca è un calciatore più estroso da cui ti puoi aspettare qualsiasi numero, ti sorprende,  anche nell’errore. Retegui è più lineare però quando gli capita la palla da sfruttare è difficile che la manchi. Però non dobbiamo dimenticare Raspadori che è bravissimo dal punto di vista tecnico a partecipare al gioco di squadra»

Cosa ti aspetti dalla Croazia?

«Me l’aspetto con il 4-3-3, però è chiaro che passando i minuti saranno più disposti a fare un duello all’ultimo sangue perché hanno bisogno di una vittoria. Un poi come fatto con l’Albania. È una squadra fortissima dal punto di vista tecnico e di palleggio»

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