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Morata: «In Spagna molti mi odiano, vorrei che i miei figli vivessero dove nessuno può riconoscerli»

A Marca: «Credono che io sia un piagnucolone, dopo l’Europeo parlerò e racconterò. L’Italia? Spalletti impazzirà a pensare come giocheremo»

Morata: «In Spagna molti mi odiano, vorrei che i miei figli vivessero dove nessuno può riconoscerli»
Al Khor (Qatar) 27/11/2022 - Mondiali di calcio Qatar 2022 / Spagna-Germania / foto Imago/Image Sport nella foto: esultanza gol Alvaro Morata ONLY ITALY

Marca stamattina dedica la copertina ad Alvaro Morata. Il capitano della Spagna amatissimo dai giocatori e inspiegabilmente odiato dalla gente. “Forza Morata”, è il titolo. Domani c’è Italia-Spagna e il quotidiano spagnolo lo intervista come intro di una sfida sempre epica, anche se è ancora solo il girone dell’Europeo.

Dopo gli Europei – dice –  parlerò o farò qualcosa per qualche piattaforma. Ad un certo punto, e non parlo più dei social, mi è capitato un episodio per strada. Sfortunatamente, sono molti i miei hater in Spagna. Chi non riesce a capirlo o pensa che io sia un piagnucolone dovrebbe davvero capire cosa vuol dire andare con i propri figli e sentire e vedere certe cose. Per me la cosa più semplice sarebbe che i miei figli andassero in posti dove nessuno sa che sono i figli di Morata, ma solo Ale, Leo, Edo e Bella”. 

Morata è un capitano rispettato, amato. Com’è stato il discorso del capitano prima del debutto? “Riunisci tutti, staff , fisioterapisti… Tutti. Ci siamo abbracciati. Prima era una sofferenza, perché c’era un tavolo al centro dello spogliatoio che non ci permetteva di abbracciarci. Ho detto che tutti noi che siamo qui abbiamo affrontato molte battaglie per arrivare all’Europeo. Che ci stiamo divertendo, che l’hotel è magnifico, ma che è iniziata un torneo che possiamo vincere. Mettiamocelo in testa ogni volta che indossiamo la maglia. Ci sono squadre incredibili, ma penso che sia molto difficile trovare una squadra come quella che abbiamo formato. Possiamo farcela, ma serve sempre un pizzico di fortuna e il superamento di qualche momento critico”.

C’è l’Italia, un classico. “Prima del sorteggio sapevo che sarebbe stato il nostro turno. Li ho incontrati in tutte le Coppe Europee e mi hanno eliminato entrambe le volte, purtroppo. Dobbiamo affrontarlo come un bivio. Il gene competitivo dell’Italia è enorme.

Morata parla del dibattito sul cambio di stile della nazionale spagnola. “La partita contro la Croazia ne è un esempio. Il primo quarto d’ora è stata la Spagna di sempre. Successivamente abbiamo proposto una partita diretta, per poi giocare nuovamente. Per le altre squadre siamo abbastanza imprevedibili. Se fossi l’allenatore avversario andrei a letto con la testa come un tamburo per avere 26 giocatori che vedi allenarsi e sai che possono giocare tutti. Immagino che il Ct dell’Italia si chieda: come giocheranno questi ragazzi contro di me? Con un falso nove, con le ali che giocano dentro e combinano? Con quelli che rompono alle spalle? Possiamo cambiare il modo in cui giochiamo più volte. E pressiamo molto alto, il che ha i suoi rischi, ma per l’avversario è difficile affrontare una squadra così”.

In Spagna, dice Morata, sono troppo criticoni. “Si tratta di valorizzare ciò che è nostro, non solo nel calcio. Perché tutti vanno in vacanza nel nostro Paese? Perché vengono tutti a mangiare qui? In tutta Europa ci sono persone pazze per la Spagna, innamorate. E molti spagnoli sembrano dover sempre cercare i problemi”. 

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