Alla fine la sfanghiamo all’italiana. Con sofferenza. Un tiro in porta nel secondo tempo, quello giusto. Heatmap ed expected goals nell’umido
Mg Lipsia (Germania) 24/06/2024 - Euro 2024 / Croazia-Italia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport
nella foto: Riccardo Calafiori
Nell’avanzata di Calafiori e nel tiro di Zaccagni ci sono Sordi e Gassman de “La Grande Guerra”
Alla fine la sfanghiamo all’italiana. Con sofferenza. Con il jolly che si inventa una giocata fuori dagli schemi noiosi e cantati. Calafiori era mosso dalla forza della disperazione e si è andato a prendere un ottavo di finale che non giocherà per squalifica. Se non è spirito di squadra questo, cosa lo è? Una partenza estemporanea. Una giocata nata e confezionata come fosse una passeggiata sul Grande Raccordo Anulare. Detta il triangolo a Frattesi, penetra nella tre quarti serve a Zaccagni, che segna già con la postura. Esplode l’Italia. Esplode la panchina. Gigi Buffon ci regala uno scatto da ventenne. Impazzisce anche Spalletti, ieri certamente più concreto e molto meno meno incline a manifestazioni ieratiche e concetti vuotamente astratti.
L’Italia quando non tradisce il proprio Dna riesce a regalare a sé e ai tifosi serate pregne di emozioni e pelle d’oca. Un solo tiro in porta nel secondo tempo. Da rivedere mille e mille volte. Ancora e ancora. Non per la maestria dell’esecuzione, ma perché in quei metri percorsi da Calafiori e santificati da Zaccagni ci sono Alberto Sordi e Vittorio Gassman ne “La Grande Guerra” che salvano il loro battaglione e forse le sorti della guerra. L’Italia è cosi. Non è bella, ma chi lo è stata a questo Europeo? La Spagna di De La Fuente, noiosa come solo i primi della classe sanno essere? Oppure la Germania che ha evitato al nono minuto di recupero una seconda DDR come nel 74. Chi si ricorda di Jurgen Sparwasser?
Calafiori, Zaccagni e l’Italia agonica del secondo tempo
Che bella l’Italia agonica del secondo tempo. Una gioia per gli occhi. Meno per le coronarie. Un tuffo nelle estati dell’Italia. Mancano due mondiali a delle generazioni che non avranno di questi ricordi nella propria memoria collettiva. Ma tanto lo sai che andrà cosi. È passata tutta la vita vissuta con la Nazionale davanti agli occhi . La sofferenza con il Messico nel 1994. L’opprimente cappa di Boston con i nigeriani avanti di un gol a due minuti dalla fine. Il girone di qualificazione in Spagna, che tre ore di poltrona del dentista sono una piacevole passeggiata in montagna. Non dimentichiamo l’eroica semifinale di Amsterdam, contro l’Olanda, ormai ventiquattro anni fa.
Heatmap ed expected goals sono stati riposti nel sacco della carta, da conferire mercoledì sera. Sabato ci aspetta un bel dentro fuori. Avversario migliore non potevamo sperarlo. Beh forse con la Germania sarebbe stato più divertente. Ma avremmo consumato tutto e subito. Con la Svizzera c’è un conticino aperto. Il trauma del secondo Mondiale saltato è un ricordo ancora vivido ed una ferita ancora aperta. La conferma della difesa a tre ed un bel centrocampo abbottonato sarebbero d’occasione.
A meno che Spalletti non ritorni sui suoi passi, ma è un uomo intelligente. Si spera di poter andare avanti ancora per qualche turno. Nonostante tutto la Nazionale è partecipazione. Partecipazione monca per le nuove generazioni costrette ad “accontentarsi” dei soli Europei. Finché eliminazione non ci separi.