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Pietrangeli: «Sinner? Ma quale gelosia. Se vince a Parigi vorrei premiarlo io, anche in carrozzella»

A Repubblica: «Chissà cosa si inventeranno ora gli haters. C’è sempre qualcuno che spunta fuori e mi dà addosso»

Pietrangeli: «Sinner? Ma quale gelosia. Se vince a Parigi vorrei premiarlo io, anche in carrozzella»
Italy's Jannik Sinner celebrates after victory against Serbia's Novak Djokovic during their men's singles semi-final match on day 13 of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 26, 2024. (Photo by Martin KEEP / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --

La Repubblica intervista Pietrangeli. Sinner ha conquistato la prima posizione del ranking mondiale. Le parole dell’ex tennista italiano:

«Nicola, il suo primo pensiero? «Gioia per il ragazzo che è diventato uomo. Complimenti sinceri a Jannik. E poi, subito a seguire, mi chiedo cosa si inventeranno questa volta gli haters sul mio conto».

Pietrangeli: «Se va in finale scenderei a premiarlo anche in carrozzella»

Si riferisce alle accuse di egocentrismo? Ma non erano un po’ superate?
«Esatto. Ma quando mai: c’è sempre qualcuno che spunta fuori e mi dà addosso. Ma come si fa? Mi dispiace
solo che le mie parole, anche scherzose, siano state equivocate».

Ci voleva, un ragazzo come Sinner:
«Lui è unico. Ma, se posso, va celebrato anche il lavoro della federazione. Credo sia sotto gli occhi di tutti».

Quindi, ripetiamo: nessuna gelosia?
«Assolutamente no. Jannik si è meritato questo risultato. Bravo»

E se dovesse andare in finale Sinner?
«Beh, se accade e magari insistono, di fronte a una richiesta del genere non potrei dire di no. A costo di scendere
sul Centrale con la carrozzella. Ci terrei molto a premiarlo, lo dico sul serio».

«Che ora dovrà guardarsi le spalle. Nel senso che se prima volevano batterlo perché poteva essere una bella preda, adesso scenderanno tutti in campo con quel pensiero fisso. Ma non credo abbia bisogno di questo suggerimento: lui e il suo team hanno capito tutto del mondo, possiamo stare tranquilli».

Boris Becker: «Mantenere la prima posizione è più difficile»

Boris Becker, ex tennista tedesco, intervistato dalla Gazzetta dello Sport dopo la conquista del numero uno del ranking da parte di Sinner. Il tedesco è stato il più giovane vincitore di Wimbledon, a 17 anni e 227 giorni, nonché l’unico uomo della storia ad aver vinto due Slam prima di compiere 19 anni.

Cosa significa essere il migliore al mondo?
«Che diventarlo è difficile, ma mantenerlo lo è molto di più. Tutto d’ora in poi dovrà essere perfetto, dalla mentalità alla sua condizione fisica. E poi migliorare, migliorare sempre, ecco perché Djokovic è rimasto al vertice per 428 settimane.  Avete capito bene? 428 settimane…».

 

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