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Qualcuno ricordi ad Arrigo Sacchi che la sua Nazionale è stata una delle più brutte della storia

Pontifica, fa il moralizzatore. Ci ricorda la Stefania de “La grande bellezza”, la donna con le palle. A Usa 94 andò in finale perché col 10 aveva Baggio non Pellegrini

Qualcuno ricordi ad Arrigo Sacchi che la sua Nazionale è stata una delle più brutte della storia
1994 archivio Storico Image Sport / Italia / Roberto Baggio-Arrigo Sacchi / foto Aic/Image Sport

Arrigo Sacchi, anche meno. O anche basta. Nel corso degli anni, e ogni giorno di più, l’uomo di Fusignano si è ritagliato il ruolo da guru. O, se preferite, da grillo parlante. Ovviamente non gli auguriamo di fare la sua stessa fine. Ma Sacchi si è calato in un personaggio che non è mai esistito. Incarna sempre più l’uomo cantato da Edoardo Bennato nell’ormai cinquantennale “Un giorno credi”:

“E mentre tu sei l’assurdo in persona e ti vedi già vecchio a cadente raccontare a tutta la gente del tuo falso incidente”.

È il nuovo moralizzatore. Il fustigatore degli usi e costumi italiani. Ogni intervento è una paternale. L’ultimo l’abbiamo letto pochi minuti fa. Una sua intervista all’Adn Kronos. Difende Spalletti ma condanna senza attenuanti il Sistema Paese, l’Italia dei furbi.

Tutte le Nazionali hanno un loro stile, noi non l’abbiamo mai avuto, cerchiamo sempre di sopravvivere ma con la furbizia non si va molto avanti. (…) continuiamo a non avere una scuola: Per me il catenaccio non lo è, bisogna vincere con merito e non solo se per miracolo o furbizia facciamo gol. (…) Il nostro paese cerca sempre di fare il furbo e non si può andare molto avanti così. Se vinciamo giocando malissimo ma vinciamo siamo degli eroi: finché avremo questa cultura la vedo difficile…”.

E allora, un po’ alla maniera di Jep Gambardella che a “donna con le palle” non riuscì più a trattenersi e su quella terrazza romana ricorda alla Stefania donna impegnata e di sinistra quale fosse stato il reale corso della sua esistenza, ci è venuta voglia di parlare della Nazionale di Arrigo Sacchi e di quel Mondiale del 94.

Una delle Nazionali più brutte di sempre. A differenza di Spalletti, che col numero 10 ha un certo Lorenzo Pellegrini, Sacchi poteva contare su Roberto Baggio un signore con le treccine piuttosto bravino nel gioco del calcio. Per tacere del resto: Maldini, Donadoni, Berti, giusto per fare qualche nome.

L’Italia di Sacchi fu ripescata a Usa 94

L’Italia di Sacchi si qualificò per gli ottavi di finale solo grazie ai ripescaggi. Perse la partita inaugurale contro l’Eire, poi vinse la partita probabilmente più appassionante: la seconda contro la Norvegia. Vinse con un uomo in meno dopo l’espulsione di Pagliuca e il sacrificio di Baggio che al momento della sostituzione gli diede del matto. Il pareggio col Messico (la partita in cui Agnelli definì Baggio coniglio bagnato) ci lasciò in ansia. L’Italia giocava male. C’era l’alibi del caldo e dell’umidità, è vero, ma quella Nazionale era brutta assai. Sorvoliamo sul preferire in attacco Massaro a Signori. Lasciamo stare. Fummo ripescati e andammo agli ottavi contro la Nigeria. Partita che al 90esimo stavamo perdendo per 1-0. Ci pensò Baggio a tirarci giù dall’aereo: ci salvò con un rasoterra sul palo lontano. Poi Roberto segnò il secondo gol, su rigore. Ai quarti fu sua la rete decisiva contro la Spagna (su assist di Signori) e infine la doppietta alla Bulgaria in semifinale. Sacchi attaccò il gancio alla locomotiva Baggio e si ritrovò in finale. Nessuna di queste partite è passata alla storia. Nessuno in questi anni ha mai detto: “ci rivediamo la partita con la Nigeria?”. O quella con la Spagna. Partite inguardabili.

Ammettiamo, ed è un punto in suo favore, che alla vigilia della finale l’Arrigo commise un errore di riconoscenza. Fece una scelta di cuore (e mal gliene incolse). Baggio si infortunò nella semifinale contro la Bulgaria. Si stirò. Ma Sacchi lo fece ugualmente giocare contro il Brasile. Recuperò Baresi che si era rotto il menisco in avvio di Mondiale. Una delle finali più brutte della storia del calcio. Finì ai rigori come sappiamo.

Poi ci furono gli Europei del 96. Caliamo un velo pietoso sul turn over folle che ci fece perdere la patita con i cechi di Nedved e uscimmo ai gironi. Non c’è una partita una che si ricordi della gestione Sacchi. Tranne, forse, una vittoria per 3-2 in Olanda. Grande prova di Vialli che poi Sacchi escluse per motivi che non vogliamo nemmeno approfondire. Preferiamo dimenticare. Giocammo la finale Mondiale con Massaro. Onestamente, non se ne può più di questo ruolo da colonnello Kurtz. L’Arrigo è stato un grande. Un grandissimo. Ha segnato la storia del calcio. Aveva uno squadrone, è vero. Ma lui ha segnato un prima e un dopo (anche se c’è chi ricorda che in fondo è durato tre stagioni). Per fermare quel Milan furono costretti a cambiare la regola del fuorigioco: innovazione che lui non digerì mai. Ciò non toglie che la sua Nazionale fu orrenda. Una delle più brutte della nostra storia.

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