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Spalletti: «Cosa verticalizzi se la squadra avversaria ti aspetta al limite dell’area?»

A Sky: «ci manca qualcuno che abbia veramente quel livello top che vince le partite da solo»

Spalletti: «Cosa verticalizzi se la squadra avversaria ti aspetta al limite dell’area?»
Italy's head coach Luciano Spalletti (R) speaks with midfielder #25 Michael Folorunsho during a training session at the team's base camp in Iserlohn on June 14, 2024, ahead of the UEFA Euro 2024 Football Championship. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

Spalletti, accompagnato da Folorunsho, presenta in conferenza stampa la partita Spagna-Italia che si terrà domani sera alle ore 21.

Prima però Spalletti ha parlato a Sky, intervistato da Di Marzio.

«Voglio che l’Italia ripeta la buona prestazione che ha fatto, nonostante abbia davanti una delle più grandi scuole calcistiche del mondo. Sanno fare il calcio offensivo, interpretano tutto benissimo. Per cui bisognerà non avere pause e avere quella voglia matta di far vedere che anche la nostra è una squadra importante».

Può cambiare il copione tattico rispetto alla partita con l’Albania.

«Secondo me la chiave è sempre quella di giocare bene a calcio e tenere bene la palla. Con la Spagna poi probabilmente ci sarà qualche verticalizzazione di più perché ti aspettano al limite dell’area. Bisogna verticalizzare, lo sanno tutti. Se la squadra ti sta al limite dell’area con la linea difensiva e lascia il vuoto in mezzo, cosa verticalizzi? Per cui bisogna entrare lì dentro e vedere quello che succede. Con la Spagna ci sarà più bisogno di andare dietro la linea difensiva, perché loro te la fanno addosso, nel senso che appena muovi loro vanno a pressare sempre anche il portiere. Morata va anche dal portiere. Questo comporta di alzare la linea difensiva».

Hai visto tutte le squadre, hai una percezione diversa, migliore della parte che possiamo recitare?

«Ci sono sempre due strade per fare delle vittorie e per fare calcio: il gioco di squadra e quella dei grandi campioni che hanno questi grandi strappi che non li puoi sostenere perché hanno più roba nei muscoli e vanno in campo aperto più forte di quella che è la normalità. Noi secondo me abbiamo la prima come strada da andare a percorrere, perché ci manca qualcuno che abbia veramente quel livello top che vince le partite da solo».

Poi Spalletti prende parola in conferenza stampa.

Chi sono i rigoristi l’Italia?

«Ne abbiamo più di uno: Scamacca, Retegui, Barella, Di Marco. Poi secondo me li sa battere Calafiori, Jorginho, Dimarco. Tanto se ne batte uno o due per ora, c’è uno di questi giocatori. Bisogna sempre avere quello di scorta se il tiratore iniziale non se la sente».

Cambierà tanto? 

«Questa volta la formazione la dico domani, non mi è arrivata nessuna notizia di chi giochi per gli altri. E’ una delle partite più importanti della mia carriera. Tutti abbiamo delle storie da raccontare, questa è una di quelle partite che può determinare quella storia».

Si cambia modo di giocare quando si affronta la Spagna?

«La Spagna è diventata questa perché ha fatto sempre lo stesso calcio ed è diventata così riconosciuta perché ha avuto il coraggio di mantenere nel tempo la stessa idea di calcio, la stessa richiesta e la stessa disponibilità del calciatori. Si parla di calcio internazionale, di confronto con scuole di calcio più definite. Per arrivare a quei livelli bisogna fare quello che hanno fatto loro, riproporre sempre la stessa idea di calcio. Una volta si tenta di giocare a pallone e si riesce a stare nella loro metà campo. Ma il tentativo di fare la partita c’è. Loro hanno tutto da un punto di vista di caratteristiche individuali e di squadra. Dovranno essere più alti i tempi di reazione nostri, il ritmo è quello. Con la Croazia picchiano sempre allo stesso modo, la Croazia gli è entrata in queste pause. Noi dobbiamo essere bravi a mantenere sempre lo stesso livello».

Interviene Folorunsho.

Quali sono le tue sensazioni?

«Penso che stiamo preparando bene la partita, stiamo lavorando duro. Se giocherò dall’inizio non lo so, questo dovete chiederlo al mister. Sono pronto a giocare ed è già un onore per me essere qui».

«Era impossibile per me pensare di essere qui 12 mesi fa, non lo avrei mai potuto immaginare. Alla base di tutto ciò c’è il duro lavoro. Non ho mai smesso di sognare e questo mi spinge a dare il meglio. Quando arrivi a un certo livello devi lavorare ancora di più per assicurarti di rimanerci. Per me questo è solo un altro punto di partenza».

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