Sceglie il garbo per replicare allo scivolone del ct con un giornalista: «lei quanti anni ha? Gliene mancano di pippe per arrivare ai miei 65»
Spalletti, ci lasci la masturbazione libera. È il senso dell’articolo divertito de La Stampa a firma Giulia Zonca. Un modo lieve, un esercizio di stile, per replicare alla frase del ct l’altra notte in conferenza stampa al giornalista di Radio 24: «Ma lei quanti anni ha? Gliene mancano di pippe per arrivare ai miei 65». Un elogio colto della masturbazione, in cui La Stampa spazia da Lucio Dalla a Woody Allen, fino a Quentin Tarantino. Dimentica Guccini, volendo anche Moravia (e/o Carmen Llera), ma l’elenco è lunghissimo. Sarebbe diventata un’enciclopedia della masturbatia.
Scrive Zonca:
Più che con il cambio di modulo in campo o la caccia ai fantasmi dentro lo spogliatoio, Luciano Spalletti destabilizza con il suo personale lamento di Portnoy: «Ma lei quanti anni ha? Gliene mancano di pippe per arrivare ai miei 65». Un attimo, adesso siamo definitivamente confusi. Va bene dirci che non ha cambiato idea sullo schema, è tutta legittima evoluzione e pure che Di Lorenzo è suo figlio che di Jorginho si fida come Linus della coperta. Comanda lei, decide lei: fino a che si sta dentro questo Europeo, anzi, anche soltanto se si supera la soglia della vergogna, provata nelle derelitte sconfitte sbarra Mondiali, ha ragione lei. Però «le pippe» usate come tema per zittire, neanche la critica, ma una semplice domanda di un giornalista no, proprio no. Non gliele passiamo. E non per imbarazzo, per rispetto delle pippe.
E ancora:
Ci aspettiamo che il ct della nazionale sia un punto di riferimento e non le è concesso denigrare la ricerca del benessere in arroganza. Non ci faccia questo torto. Lei ne parla come fosse un vizio che rende più furbi, come un’abitudine che aumenta la saggezza, vale come carta per imporre il silenzio, invece la definizione migliore la dà Truman Capote: «C’è chi si masturba per non perdere il senso dell’orientamento». Praticamente succede a tutti noi quindi non ci molesti traviando il senso del divertimento e del progresso. C’è voluto tempo e impegno per passare dai giudizi bigotti alla cultura attuale.
Aldo Grasso e il linguaggio da oracolo di Luciano Spalletti.