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Spalletti e il calcio perimetrale. Non l’hanno capito nemmeno i suoi calciatori (Corsera)

Il ct è sempre stato un meraviglioso miscuglio di puro genio tattico e di pignoleria prossima all’ossessione

Spalletti e il calcio perimetrale. Non l’hanno capito nemmeno i suoi calciatori (Corsera)
Italy's head coach Luciano Spalletti reacts while supervising his team's MD-1 training session at the base camp in Iserlohn on June 23, 2024, on the eve of their UEFA Euro 2024 football match against Croatia. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

Spalletti e il calcio perimetrale. Non l’hanno capito nemmeno i suoi calciatori

Non ha giocatori di rango internazionale (a parte Donnarumma). Non ha uomini di personalità ed esperienza. Non ha fantasisti. Non ha centravanti. Deve scegliere tra quel pochissimo che offre il nostro campionato. Però invece di immaginare una squadra che giochi un calcio semplice, accessibile, dignitoso, decide che la strada migliore sia quella di metterci del suo. Cioè, più o meno, pensa: questi ragazzi li miglioro con le mie visioni. Non è presunzione: è Spalletti. Walter Sabatini, amandolo, sostiene che è un «dirimpettaio della follia».

Perché il calcio di Spalletti è sempre stato un meraviglioso miscuglio di puro genio tattico e di pignoleria prossima all’ossessione. Così, arrivati in Germania, lui ha cominciato a spiegarci il suo «calcio perimetrale», che poi doveva diventare «relazionale». Noi cronisti, francamente, ci abbiamo capito poco. Il guaio, enorme, è che non l’hanno capito nemmeno i suoi calciatori (per insegnare certi schemi occorrono esercitazioni quotidiane, e mesi di sedute psicologiche).

Spalletti e il caldo

Il ct della Nazionale italiana, Luciano Spalletti, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Rai dopo la sconfitta maturata contro la Svizzera a Euro 2024.

Le dichiarazioni del ct

La scintilla non si è mai accesa in questa squadra…

«Sì, quel gol nel secondo tempo ci ha tagliato le gambe da un punto di vista morale. Nella loro metàcampo siamo stati poco incisivi. Nel primo tempo avevamo un ritmo inferiore a loro; nelle individualità anche c’era un passo differente».

Anche l’atteggiamento non è da Italia…

«Purtroppo ritmo e freschezza fanno la differenza. Ho cambiato giocatori per far recuperare altri, ma per troppi condizionamenti, non siamo in grado di far più di questo».

La strada è lunga verso il Mondiale 2026:

«E’ un discorso che si farà piano piano. Ci vuole però più ritmo e più gamba al di là della qualità, più continuità e sacrificio. Non abbiamo pressato bene, purtroppo un po’ di cose che arrivano anche da come abbiamo finito la Serie A, non siamo arrivati a una condizione eccezionale. Anche la temperatura alta ha inciso».

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