Sul CorSport. “Ho mandato messaggi fin dall’antivigilia: non abbiate timore di giocare per vincere. Ma mi rivolgevo a Spalletti, solo a lui”
Un pareggio serviva contro la Croazia, è un pareggio l’Italia ha portato a casa. Però lo ha fatto al 98′, agli albori del secondo tempo Modric aveva portato avanti i suoi dopo aver sbagliato anche un rigore (il primo miracolo della serata è la parata di Donnarumma). Spalletti decide di giocarsi la partita decisiva con il 3-5-2 e alcuni uomini di punta in panchina (Chiesa, Scamacca, Frattesi). Italo Cucci scrive che quel 3-5-2 è l’espressione di un saggio catenaccio.
“Non abbiate timore di giocare per vincere”. Ma mi rivolgevo a Spalletti (Cucci)
Scrive Cucci sul CorSport:
Ho mandato messaggi fin dall’antivigilia: non abbiate timore di giocare per vincere. Ma mi rivolgevo a Spalletti, solo a lui. Tempo fa ci parlavamo, adesso arrivo forse a mettergli sotto il naso qualche titolo di giornale. Ma non faccio il fenomeno. C’è arrivato da solo, a vincere. Con la versione volgare della fortuna. E il catenaccio moderno che si chiama 3-5-2. Forse i sapientoni non lo sanno.
Alla vigilia di Croazia-Italia scrisse: “Attento ai sapientoni che oggi lo idolatrano”
Italo Cucci sulle pagine del Corriere dello Sport avverte il ct dell’Italia Luciano Spalletti, stia attento ai facili complimenti di commentatori e analisti televisivi. Adesso lo lodano come il Messia venuto a salvare il calcio italiano ma lo abbandoneranno alla prima disgrazia.
L’ottima e autorevole collega spagnola Cristina Cubero, vicedirettrice del Mundo Deportivo, che ha appena detto «se parliamo di giornalisti quelli sportivi sono i migliori. Metti un collega di Politica in Sport e non sa da dove cominciare, ma metti un collega di Sport in qualsiasi altra sezione e se la cava sempre. Sempre».
Però. Però ci sono i Sapientoni e gli Acrobati che attribuiscono a Spalletti – il quale non ne ha bisogno – virtù taumaturgiche purtroppo intercettate dal Demonio. Dicono che egli abbia un Gioco Speciale per questa Nazionale e che non lo tradirà neppure in caso di altre diavolerie spagnole perché – se ben capisco – trattasi della Verità Rivelata. Finalmente. Perché prima di lui, purtroppo, la panchina azzurra è stata evidentemente occupata da mestieranti e favoriti dal destino. Se ho ben capito Spalletti, a differenza di Bearzot e Lippi – e mettiamoci anche Mancini – nominati dalla Federazione, e pur vincenti, sarebbe invece stato scelto e nominato per volontà della Critica per le sue peculiari qualità tecniche aborrendo le mistificazioni tattiche.
Dico a Spalletti – che ai tempi della Roma mi redarguì benevolmente perché avevo pubblicamente lodato lo spunto ‘olandese’ del suo gioco – di stare attento ai laudatores d’attualità che en cas de malheur lo abbandonerebbero al suo destino. Fermo restando ch’è meglio esser soli che male accompagnati.