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Van Gaal: «Ho un cancro molto aggressivo, ma è solo colpa mia. Sono geneticamente ottimista»

Al Paìs: “Ho sempre pensato che il mio corpo fosse in grado di combattere le malattie. Ho aspettato, sono stato uno stupido”

Van Gaal: «Ho un cancro molto aggressivo, ma è solo colpa mia. Sono geneticamente ottimista»
Gc Amsterdam (Olanda) 06/02/2013 - amichevole / Olanda-Italia / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Louis Van Gaal

A Louis Van Gaal tre anni fa è stato diagnosticato un cancro alla prostata. Era il più giovane di nove figli. Sua madre morì quando aveva appena 11 anni. Suo padre, qualche anno dopo. “Dei nove fratelli siamo rimasti solo in tre. Se ne sono andati tutti troppo giovani”, racconta in una intervista molto intima al Paìs. La sua prima moglie, Fernanda, morì a 39 anni. Aveva un cancro al pancreas e al fegato. “So che la vita è un dono. Ho imparato fin da piccolo a non provare tristezza. Colpisce chiunque subire una grande perdita come è successo a me. Ma sono felice, sono nato molto positivo. È qualcosa di genetico”.

“Ora Posso urinare in modo naturale. E ‘un sogno divenuto realtà!”, dice. “Sono tre anni che affronto la malattia. E non è stato facile. Ho alle spalle 25 radiazioni da quattro minuti. Soffro di un tipo di cancro molto aggressivo, ma è solo colpa mia. Ecco perché faccio campagna di prevenzione. Per aiutare i miei colleghi uomini, affinché chiedano aiuto e vadano a fare gli esami al momento giusto. Perché può essere prevenuto. Sai quando hai problemi a urinare. È in quel momento che devi andare dal medico”.

“Sono stato stupido. Ho aspettato e aspettato. Pensavo che una malattia del genere non mi avrebbe attaccato. Ma è successo. Ho sempre pensato che il mio corpo fosse in grado di combattere le malattie. L’ho raccontato ai miei figli. Ma non sempre funziona. Soprattutto quando si invecchia”.

Quando gli fu diagnosticato, all’inizio, tenne tutto segreto. Prima del Mondiale in Qatar nel 2022, da ct dell’Olanda, non disse nulla ai giocatori. “Dormivo di pomeriggio quando anche loro riposavano. Non potevano saperlo. Ma poi ho capito che la cosa più onesta era dirglielo È stato difficile per me spiegarlo a loro, che erano il mio ambiente di lavoro. Era più facile raccontarlo in televisione e per loro scoprirlo così. Perché quando parli faccia a faccia con un’altra persona percepisci ciò che quella persona sente. Ed è più difficile spiegare le cose brutte. Le chiamiamo emozioni”.

Van Gaal dice che bisogna essere positivi anche nel calcio: “È un dovere. Ed è compito dell’allenatore. Avere una visione e convincere i giocatori di quella visione, far sì che tutti vogliano sentirsi parte di essa. Questa è l’arte del buon allenatore”.

Van Gaal analizza l’evoluzione del calcio in controsenso. Dice che ora ci sono più squadre difensive che mai: “Vedi molte difese con cinque o dieci giocatori dietro la palla, qualcosa che 50 anni fa era praticamente proibito“.

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