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Venditti: «Mia madre mi bullizzava. Diceva che ero grasso come un maiale. Lucio Dalla mi ha salvato la vita»

Al CorSera: «I terroristi li frequentavo, di destra e di sinistra. Mi salvò mio padre. Oggi con la destra c’è un clima che non mi piace, devo dire meno male che esiste Forza Italia»

Venditti: «Mia madre mi bullizzava. Diceva che ero grasso come un maiale. Lucio Dalla mi ha salvato la vita»
Mi Roma 02/01/2010 - amichevole / Cisco Roma-Roma / foto Marco Iorio/Image Sport nella foto: Antonello Venditti

Venditti: «Mia madre mi bullizzava. Diceva che ero grasso come un maiale. Lucio Dalla mi ha salvato la vita»

A quarant’anni dall’album “Cuore” e da una delle sue più celebri canzoni “Notte prima degli esami“, Antonello Venditti si racconta in una bella intervista ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera.

Chi è l’amico di «Ci vorrebbe un amico»?

«Lucio Dalla. Lucio mi salvò la vita, al tempo della mia separazione. Fu lui a capire che mi dovevo allontanare da Roma, e così per due anni vissi al castello di Carimate, in Brianza, dove venivano i più grandi artisti italiani a incidere i loro dischi. Pino Daniele, i Pooh, Fabrizio De André. Con Fabrizio passavamo notti a parlare, ad approfondire le nostre vite. Fu allora che diventammo davvero amici. Ma poi loro il venerdì partivano; io restavo solo. Sull’orlo del baratro. Entravo in un posto e dovevo uscire. Tutto mi faceva paura».

Paura di cosa?

«Paura di me stesso. Della mia fragilità. E anche di salire sul palco. Paura di non essere amato. Più volte pensai di farla finita. Magari schiantandomi in macchina. Poi temevo di far del male agli altri. Avrei potuto centrare un albero. Ma guidavo troppo bene…».

Sua madre era professoressa di latino e greco.

«Mi bullizzava. Mi diceva che ero sciocco e ero grasso come un maiale; e la seconda cosa era vera. Ora lo chiamano body shaming. Ho letto la storia di Tiziano Ferro, e mi è parso che avesse copiato la mia vita».

Alla presentazione di un libro di Valerio Morucci disse che anche lei sarebbe potuto diventare un terrorista.

«I terroristi li conoscevo. Adriana Faranda era mia vicina di casa al Circeo. Giusva Fioravanti era nel mio liceo, il Giulio Cesare. Negli anni 70 Pierluigi Concutelli volle incontrarmi, ed è possibile che ci siamo visti a pranzo. Ho sempre frequentato anche quelli dell’estrema destra. E il Sessantotto lo vissi pure dalla parte dello Stato. Grazie a mio padre».

Perché?

«Mi lasciava libero di sbagliare. Però mi spiegava, carte alla mano, come stavano le cose. Gruppi che credevamo di sinistra, come Servire il popolo, erano in realtà di estrema destra. Il movimento fu infiltrato, eterodiretto, strumentalizzato. Rispetto ai compagni, avevo un vantaggio: lo sapevo. Anche per questo non sono diventato un terrorista. Perché avevo capito il grande inganno che c’era dietro il Sessantotto».

Lei attaccò Craxi in una canzone intitolata L’ottimista: «Ha uno sguardo serio e corrucciato, quando parla a lungo dello Stato…».

«“…Ma poi si illumina d’immenso, quando viene l’ora di pranzo”. Craxi era l’uomo più potente d’italia. A sinistra non mi difese nessuno; eppure avevo scritto canzoni politiche come Compagno di scuola e Modena. Mi ritrovai da solo. Ma allora, se non altro, si poteva criticare il potere».

Venditti: «Mi colpisce l’uso della parola “nazione” da parte della destra. Nella Costituzione esiste lo Stato»

Perché, adesso non si può?

«C’è un clima che non mi piace. Speravo che la destra si accontentasse della vittoria elettorale. Infine siamo tornati a una situazione preberlusconi, al tempo del Movimento sociale. Viene da ringraziare che nel frattempo sia nata Forza Italia. Mi colpisce la frequenza con cui ripetono la parola “nazione”. Ma nella nostra Costituzione la nazione non esiste; esiste lo Stato».

Le piace la Costituzione?

«La considero una delle più belle canzoni mai scritte. Per questo mi batto affinché nella Costituzione sia inserita, al pari delle altre arti, la musica popolare. Quella musica che ha tenuto in piedi l’italia durante il Covid. Se ci riuscirò, sarò ricordato non solo per le mie canzoni, ma anche per questo».

 

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