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Zazzaroni: l’Italia del 2024 è una Nazionale A2, il brutto anatroccolo del nostro calcio

Sul CorSport: bisogna volerle bene perché ha dei limiti indiscutibili, lo si vede anche nel considerare Calafiori e Bastoni grandi difensori.

Zazzaroni: l’Italia del 2024 è una Nazionale A2, il brutto anatroccolo del nostro calcio
Mg Gelsenkirchen (Germania) 20/06/2024 - Euro 2024 / Spagna-Italia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Riccardo Calafiori

Il commento di Ivan Zazzaroni sull’Italia vista nei primi due match di Euro2024.

L’Italia del 2024 è il brutto anatroccolo della favola dei quattro titoli mondiali

Sull’edizione odierna del Corriere dello Sport:

Nella storia d’Italia ci sono nazionali che abbiamo amato tantissimo, quella dell’82 più delle altre. All’Azzurra di Luciano possiamo giusto voler bene. Anzi, dobbiamo farlo. Perché ha limiti indiscutibili, è fragile, il brutto anatroccolo della favola dei quattro titoli mondiali. E perché la colpa, in fondo, è soprattutto nostra: di chi l’ha descritta piena di cigni che cigni in realtà non sono. Anche se dovesse passare il turno, o andare addirittura oltre, resterebbe una Nazionale di A2, i cui unici valori elevati sono Donnarumma e Barella. Voler bene a questa squadra significa trasmettere ottimismo e fiducia prima di ogni evento. Considerare Bastoni e Calafiori dei grandi difensori: hanno piede, sono belli da vedere, ma sull’uomo vanno sempre in difficoltà e in mezzo all’area corrono, raramente li trovi in posizione.

Voler male a questa squadra significa sovraccaricare di responsabilità l’allenatore che, potendo lavorare poco, non può incidere come vorrebbe e potrebbe. Si vuole bene a chi ha di meno: là dove presentavamo Tassotti ora c’è Di Lorenzo; là dove Pirlo inventava calcio oggi c’è Jorginho; là dove Totti e Del Piero diffondevano fantasia, beh, lasciamo stare. Da qualche tempo abbiamo le migliori nazionali giovanili, che vincono titoli e si fanno ammirare, eppure quei ragazzi non riusciamo a farli crescere nel calcio che conta. Siamo bravissimi a migliorare i nostri avversari e a peggiorare i talentini italiani.

Spalletti e la sfida nell’inseguire la bellezza oltre la vittoria

Lo scrive la Gazzetta dello Sport nell’analisi di Luigi Garlando.

Nel lontano 1995 chiedemmo al giovane Spalletti, appena sbarcato in Serie A: «In quale girone dell’inferno la collocherebbe Dante Alighieri?». Luciano rispose: «In quello degli orgogliosi». Il suo Europeo è questo azzardo d’orgoglio: sfidare tutti, compresi i più forti, con una Nazionale che gioca un calcio moderno, all’avanguardia, relazionale, pur non avendo avuto il tempo necessario per educarlo; pur dovendo chiedere a quasi tutti i suoi difensori di cambiare abitudini; pur non avendo i campioni degli altri.

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