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Addio Austria di Rangnick, la Turchia manda a casa l’ultimo baluardo dei mullah del calcio fumoso

Dopo il naufragio di Spalletti, un altro duro colpo per i seguaci del “mio calcio”. Brancolano come la figlia dello svedese in Pastorale americana

Addio Austria di Rangnick, la Turchia manda a casa l’ultimo baluardo dei mullah del calcio fumoso
Dusseldorf (Germania) 17/06/2024 - Euro 2024 / Austria-Francia / foto Image Sport nella foto: Ralf Rangnick

In questi giorni l’Austria di Rangnick è stata il rifugio della nutritissima pattuglia dei disorientati. Dei senza casa. Quelli per mesi ci hanno ammorbato con la genialità di Spalletti (e chi è, Schiaffino?), il calcio geometrico e soprattutto senza alcuna capacità di adattarsi all’avversario. Non sia mai. Alla base di questo calcio c’è proprio l’indifferenza nei confronti dell’altra squadra. Come quegli allenamenti undici contro zero che giustamente il signor Viscidi (coordinatore delle giovanili della Federcalcio) ha definito l’esercitazione più stupida che ci sia.

Sono giorni tremendi per i mullah del calcio fumoso (libera interpretazione della frase di Antonio Conte in conferenza: «Risultatista? Giochista? Io non sono per il fumo, sono per la praticità”). Li vedi camminare brancolando, come la figlia dello svedese in Pastorale americana. Il naufragio di Spalletti è stato un colpo duro da digerire. Ci vorranno settimane per metabolizzarlo. Forse mesi. Eppure la loro difesa, fino a poche ore fa, è sempre stata l’Austria di Rangnick. “Ahhhh come gioca”. “Dopo la Spagna, la Nazionale più bella degli Europei”. Poi una sera di inizio luglio arriva la Turchia di Montella (senza Calhanoglu) e li manda a casa. Due a uno, con doppietta di Demiral.

Assedio Austria nel finale

Sì la Turchia ha sofferto, anche perché nel finale non si reggevano più in piedi. Paratona di Günok al 94esimo. Mentre gli austriaci (che hanno giocato un buon Europeo) avevano più birra. In ogni caso i calciatori di entrambe le squadre correvano e si battevano. Nulla di neanche lontanamente paragonabile allo sciopero bianco degli azzurri contro la Svizzera. Perché forse le ragioni di quella disfatta non vanno ricercate nell’ambito tattico. Ma in quello umano, di gestione del gruppo, di capacità di creare una chimica.

Noi facciamo i complimenti all’Austria. Ma giocare bene per giocare bene è un altro sport, potremmo definirlo uno sport dimostrativo. Ancor di più (di complimenti) ne facciamo alla Turchia e a Montella che in dodici partite ha trovato l’anima della Turchia. Qualcuno lo dica a Spalletti. Noi sorridiamo immalinconiti. Fin quando i fumosi saranno maggioranza, ci saranno poche speranze per il calcio italiano.

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