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All Blacks, un mito in crisi. In Nuova Zelanda il basket sta soppiantando il rugby (Telegraph)

“La società neozelandese sta cambiando rapidamente. I giovani se ne vanno in Australia, e agli immigrati dall’Asia i il rugby non interessa”

All Blacks, un mito in crisi. In Nuova Zelanda il basket sta soppiantando il rugby (Telegraph)
New Zealand's scrum-half Aaron Smith (L) dives and scores a try as he is tackled by Italy's fly-half Paolo Garbisi (2nd L) during the France 2023 Rugby World Cup Pool A match between New Zealand and Italy at the OL Stadium in Decines-Charpieu, near Lyon, south-eastern France, on September 29, 2023. (Photo by Jeff PACHOUD / AFP)

“La sezione sportiva di giovedì dell’Otago Daily Times non ha riportato una parola sul primo test della Nuova Zelanda, ma ha evidenziato come il direttore generale del Basketball Otago si stesse dimettendo dal suo incarico”. In Nuova Zelanda c’è un problema serio col rugby, lo racconta il Telegraph: “spesso paragonato a una religione che permea l’intera popolazione di cinque milioni di persone, ora se la società non è diventata completamente atea, sta almeno diventando agnostica“.

Sta sfumando, insomma, il culto dei famigerati All Blacks. “Il rugby resta molto più grande nella parte più remota della Nuova Zelanda che in qualsiasi altro posto del Regno Unito. In nessun altro posto al mondo una squadra sportiva definisce un’identità nazionale quanto gli All Blacks, sono di gran lunga l’esportazione più riconoscibile della Nuova Zelanda (scusa Peter Jackson). Ma la presa del rugby sulla coscienza nazionale sta sfumando e deve affrontare innumerevoli sfide solo per rimanere dov’è”, scrive il Telegraph.

Lo dicono anche i numeri: 32.429 adulti giocano regolarmente a rugby, quasi la metà del totale del “calcio”. Ma tra i giovani, tra il 2000 e il 2020, c’è stato un calo del 20 percento nella partecipazione dei giocatori nelle scuole secondarie.

Il fatto è che “la percentuale di vittorie degli All Blacks sotto la guida di Ian Foster è scesa al 70 percento, il più basso della loro storia e ben al di sotto dell’87 percento di cui ha goduto Steve Hansen dal 2012 al 2017. Per l’anno finanziario 2023, la federazione di rugby neozelandese ha registrato una perdita di 8,9 milioni di dollari (circa 4,26 milioni di sterline) dopo un deficit di 47 milioni di dollari nel 2022”. Insomma se la passano male. Perché poi “c’è la guerra civile tra i giocatori e i sindacati provinciali sulla riforma della governance (noiosa ma importante), la fuga di talenti in Giappone guidata dal mediano d’apertura Richie Mo’unga, gli stadi semivuoti del Super Rugby Pacific.

“La società neozelandese sta cambiando rapidamente – scrive il Telegraph – Negli ultimi due anni c’è stata una fuga di cervelli tra i giovani professionisti in Australia, con un numero record di persone che se ne sono andate l’anno scorso, mentre l’immigrazione dall’Asia, che ha poco a che fare con il rugby, è aumentata vertiginosamente, in particolare ad Auckland. Ciò è importante in un paese con una popolazione inferiore a quella della Scozia. E anche i gusti stanno cambiando. Il basket è esploso in popolarità (la squadra nazionale è la meravigliosamente chiamata “Tall Blacks”)”.

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