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Arrivabene: «Marchionne era durissimo, ma lui decideva veramente. Mi ha insegnato molto»

Intervista al Corsera: «Leclerc ha lo sguardo del campione. Alla Juve cosa dovevo fare, andare in tv e dire abbiamo sbagliato a spendere troppo?»

Arrivabene: «Marchionne era durissimo, ma lui decideva veramente. Mi ha insegnato molto»
Chinese Grand Prix, Shanghai 14 - 17 April 2016 17.04.2016 - Sergio Marchionne (ITA), Ferrari President and CEO of Fiat Chrysler Automobiles and Maurizio Arrivabene (ITA) Ferrari Team Principal PUBLICATIONxNOTxINxUK Chinese Grand Prix Shanghai 14 17 April 2016 17 04 2016 Sergio Marchionne ITA Ferrari President and CEO of Fiat Chrysler Automobiles and Maurizio Arriva level ITA Ferrari team Principal PUBLICATIONxNOTxINxUK

Il Corriere della Sera intervista Maurizio Arrivabene ex team principal della Ferrari, ex ad della Juve, una lunga carriera alla Philip Morris.

Com’era lavorare con Marchionne?

«Un pilota militare ha descritto così il decollo dalla portaerei: “Fare l’amore e sbattere contro un muro a 150 all’ora, tutto insieme”. Era così, emozioni forti. Ma con il passare degli anni ti rendi conto di essere stato accanto a un grande uomo. Aveva un carattere durissimo ma mi ha insegnato e lasciato molto».

Cosa vuol dire «durissimo»?

«Pretendeva tantissimo da se stesso e dagli altri. Era normale ricevere telefonate alle 2 o alle 4 del mattino, magari lui era negli Usa, a me non cambiava molto essendo abituato a dormire poco. Ho imparato a capirlo con il tempo, lui decideva veramente. Oggi invece vedo tanti manager di alto livello che hanno difficoltà a scegliere e non si assumono rischi. Così si evita di decidere demandando ai superiori, soltanto per mantenere la propria poltrona».

Leclerc non vive un momento felice.

«I piloti vivono di alti e bassi. In Charles ho creduto sin dal primo giorno: prima di essere inserito nell’academy si era presentato in ufficio impressionandomi. Non abbassava lo sguardo, mi fissava dritto negli occhi. Da quell’incontro mi sono convinto a prenderlo. Un vecchio maestro in F1 mi aveva detto che un campione si riconosce da come ti guarda. Mi stupì ancora quando, poco dopo la morte del padre, salì sul volo della squadra per la gara di F2. Gli chiesi: “Charles, che ci fai qui?”. E lui: “C’è una corsa, voglio vincerla per mio padre”. E vinse».

Arrivabene e l’esperienza alla Juventus

La sua esperienza alla Juve è finita male. Quella gestione è stata troppo spregiudicata?

«Premetto che nel periodo in questione io ero nel cda in qualità di consigliere senza deleghe e in un momento in cui a causa del Covid ci si riuniva in videoconferenza. Allora la strategia della società mirava ad una forte espansione iniziata in precedenza con l’acquisto di Ronaldo e l’obiettivo era vincere la Champions ed entrare in modo solido e duraturo tra le grandi d’Europa: di conseguenza sono stati fatti altri acquisti, poi il Covid ha complicato le cose. Ho iniziato il mio lavoro da dirigente il primo luglio 2021 trovando una situazione piuttosto pesante a causa degli investimenti precedenti. Ovviamente la pandemia aveva aumentato i problemi, i costi di contratti molto onerosi avevano creato una situazione piuttosto difficile. Cosa dovevo fare, andare in tv e dire abbiamo sbagliato a spendere troppo? Vi immaginate la reazione di tifosi e media? In silenzio mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a lavorare, quell’anno grazie ad alcune vendite e all’acquisto di soli due giocatori, Locatelli e Kean, facemmo un mercato morigerato subendo anche critiche».

Con Andrea Agnelli vi sentite ancora?

«Sì».

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