Il New York Times scrive che è una situazione che si poteva evitare con la tecnologia. Ma le proteste di Gauff si sono prese le scena: “Mi sento imbrogliata, ed è sempre così al Roland Garros”
C’è un caso arbitri alle Olimpiadi, persino nel tennis. Con protagonista la portabandiera statunitense Coco Gauff, che ha perso 6-7, 2-6 contro la croata Donna Vekic ma s’è presa – malissimo – con la giudice di sedia per una decisione molto delicata facendone, appunto, un caso enorme.
Una classica chiamata dentro-fuori nel secondo set, quando l’americana stava cercando di recuperare, cui è seguita una discussione di diversi minuti durante la quale Gauff ha ripetutamente affermato che il punto avrebbe dovuto essere rigiocato.
Il New York Times ricostruisce regolamento alla mano, frame dopo frame, cosa è successo. Senza dilungarsi troppo: sul 2-3, 30-40, Vekic risponde al secondo servizio di Gauff; palla profonda, in prossimità della riga, Gauff è pronta a ribattere quando un giudice di linea chiama “out”, proprio mentre Gauff tira. La palla va in rete. Il giudice di linea chiama la “correzione”, annullando la chiamata. E l’arbitro di sedia Jaume Campistol assegnato il punto a Vekic, in un momento decisivo della partita. Per Gauff invece la chiamata l’ha disturbata, e argomenta che la palla è finita in rete per questo. Apriti cielo.
Il New York Times scrive giustamente che è una situazione che si poteva evitare, con la tecnologia ormai in uso in tutti i tornei. Ma le proteste di Gauff si sono prese le scena. E’ scoppiata a piangere, dicendo “mi capita sempre su questo campo”. Si riferiva a un precedente caso simile contro Iga Swiatek nella semifinale dell’Open di Francia di quest’anno. “Mi capita sempre all’Open di Francia, ogni volta. Devo sempre difendermi su questo campo, tutto il tempo”.
“Mi sento come se venissi costantemente imbrogliata in questo gioco”, ha aggiunto parlando con il supervisor Clare Wood. “Succede a me, è successo a Serena”, riferendosi alla famosa scenata di Serena Williams all’arbitro Carlos Ramos nella finale degli US Open contro Naomi Osaka nel 2018. “Non è affatto giusto. Non siete giusti con me e spero che un giorno il gioco diventi giusto, ma non lo è”.
“È la terza volta che succede quest’anno. Mi è successo a Dubai, mi è successo qui, ed entrambe le volte avevo ragione. Non ho mai contestato le chiamate e lo sai, ma questo non è giusto. Non è giusto. Mi sento come se mi stessero imbrogliando. Mi sento costantemente così”.
Dopo la partita, Gauff è andata oltre. E ha chiamato in causa la var: “Penso decisamente che a questo punto sia quasi ridicolo che non l’abbiamo. Non solo perché è successo a me, ma ogni sport ce l’ha ormai. Ci sono così tante decisioni da prendere, e fa schifo, come giocatore, andare online e vedere che avevi completamente ragione”.