Al Giornale: «Ho chiesto perché non ha assegnato la stoccata vincente, non mi ha dato una risposta. Filippo per me è come un figlio, la differenza tra l’oro e l’argento è enorme»
Stefano Cerioni è un colosso di 60 anni, 1 metro e 90 di altezza, ex campione olimpico di fioretto e oggi allenatore della nazionale italiana di scherma. L’altra sera è andato su tutte le furie perché evidenti errori arbitrali hanno tolto l’oro, meritatissimo, al suo allievo Filippo Macchi, 22 anni. Le sue parole al Giornale.
Cerioni: «Macchi per me è come un figlio»
Cerioni, mi spieghi bene cosa è successo.
«Stavamo vincendo 14 a 12. Gli errori dell’arbitro ci hanno portato sul 14 pari. A quel punto c’è una stoccata nostra, cioè di Filippo, che è andata a segno e non ci è stata riconosciuta…»
Sicuro che è andata a segno?
«Sì, era evidentissimo. E poi mi hanno chiamato molti colleghi, anche arbitri internazionali, hanno detto tutti la stessa cosa: era punto. Filippo con quella stoccata era oro. E invece l’arbitro non l’ha riconosciuto».
Avrà avuto qualche ragione l’arbitro a non assegnarlo….
«Gli ho chiesto qual era la ragione ma lui non mi ha dato una risposta».
Poi?
«Poi una seconda stoccata dove era chiaro che il punto era nostro. Questa era leggermente più dubbia, ma chiunque l’avrebbe assegnata a noi».
E come è finita?
«Un’altra stoccata anche stavolta molto dubbia. Secondo me era nostra, ma c’era in quel caso un margine di discrezionalità e l’arbitro l’ha assegnata all’atleta di Hong Kong, strappandoci la medaglia d’oro».
Chi era quest’arbitro?
«Anche nei giorni scorsi aveva fatto parecchi sbagli…».
Ma lei lo conosceva quest’arbitro?
«Beh, sappiamo che non è di qualità».
Malafede?
«No. Assolutamente no. Però è un arbitro mediocre. No, non posso credere che fosse in malafede».
Più dispiacere o rabbia?
«Entrambe. Ma soprattutto tanto dispiacere. Non per me ma per Filippo. Ha pianto. È giovane. Immagini lei la delusione. La differenza tra l’essere campione olimpico o medaglia d’argento è enorme. Ha subíto un’ingiustizia».
Chi è per lei Filippo?
«Per me? Per me è un figlio»