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Conte, con una Nazionale mediocre, arrivò ai rigori con la Germania (Libero)

Schierava in attacco il tridente Giaccherini-Pellé-Zaza. Spalletti ci ha ricordato Joe Biden, delle sue parole non si è mai capito nulla

Conte, con una Nazionale mediocre, arrivò ai rigori con la Germania (Libero)
Ni Napoli 26/06/2024 - presentazione nuovo allenatore Napoli / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Conte, con una Nazionale mediocre, arrivò ai rigori con la Germania. Lo scrive il quotidiano Libero con Pietro Senaldi.

Scrive di Spalletti:

A sentirlo parlare, in queste tre settimane di avventura tedesca all’Europeo, ricordava Joe Biden nel confronto con Donald Trump, con la differenza che Luciano Spalletti si è fatto male da solo; e se si riascoltasse, lo capirebbe anche lui. Del suo eloquio non si intendeva nulla, trasparivano solo una gran confusione e tanta incertezza. Poi ieri una cosa chiara l’ha detta: «Non me ne vado, non scendo di sella». Sarebbe forse allora opportuno che qualcuno gli levasse il cavallo di sotto, perché ha dimostrato di non sapere cosa farsene. Lo sorregge il presidente della Federazione Calcio, Gabriele Gravina, ma solo perché, se lo cacciasse, dovrebbe poi andarsene pure lui, che lo ha assunto dopo aver, nell’ordine, salvato, disgustato e perso Roberto Mancini.

Nella conferenza stampa l’allenatore ha sparato palle in tribuna, almeno lui ce l’ha fatta, a differenza dei suoi prodi. Ha detto che qualcuno non avrebbe tirato i rigori, se necessario, ma siamo arrivati ben lungi da quella meta.

Antonio Conte, otto anni fa, era arrivato a giocarsi l’accesso alla semifinale ai rigori contro una Germania campione del mondo in carica schierando in attacco il tridente Giaccherini-Pellé-Zaza. Significa che avere idee chiare, saper comunicare ai giocatori certezze e dare gli stimoli giusti può portare lontano.

È esattamente quello che è mancato a Spalletti, che ha cambiato sei o sette formazioni in quattro partite, nelle quali è sempre passato in svantaggio.

Conte con chi ce l’aveva? «A volte vedo che chi fa il risultato brutto, viene poi premiato a livello lavorativo»

La risposta alla domanda su giochismo e risultatismo.

Questa la risposta di Antonio Conte:

«Guarda non mi sento di condividere o dissentire il fatto che si possa dire risultatista giochista, ste cose che sono più da giornali. Io penso che l’obiettivo principale sia riuscire a entrare nel cuore della gente e dei tifosi quando tu alleni una squadra. Io che posso essere giochista o risultatista dove sono stato comunque sono entrato sempre nel cuore della gente significa che hanno apprezzato la squadra quello che faceva in tutto e per tutto.

«Io sono per la praticità»

E comunque poi alla fine abbiamo, diciamo che abbiamo scritto qualche pezzo di storia ecco, che per me è anche molto importante perché alla fine possiamo parlare di tutto e del contrario di tutto poi ti giri e vedi 22-23 Napoli 23-24 Inter. E questo penso che sia molto importante, perché tante volte sai si va dietro al fumo, io non sono per il fumo, io sono per la praticità. E di solito, quando le mie squadre hanno vinto, hanno sempre vinto col miglior attacco e miglior difesa; o miglior difesa e secondo miglior attacco. Producendo sempre qualcosa di bello, di accattivante. Quindi ripeto il calcio oggi, l’allenatore bravo è quello che riesce a coniugare il bello anche al risultato finale, altrimenti diventa tutto un… voi lo sapete benissimo: il risultato poi ti fa diventare anche brutto, anche se a volte vedo che pure chi magari fa il risultato brutto viene poi premiato a livello lavorativo ecco».

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