Su Repubblica. “Gli azzurri sono stati silenziati dalla policy federale. E alle Europee non hanno votato: troppo complicato tornare a casa da Coverciano in mezza giornata”
Euro2024 fortemente politico, ma la Nazionale si è eliminata anche da lì (Crosetti)
Euro2024 non sarà ricordato solo per il calcio, ma anche per il dibattito sulla presa di posizione politica dei calciatori francesi contro Le Pen e l’estrema destra. Un atto che vale molto più di un trofeo. A differenza dei francesi, gli italiani “sono senza idee” anche in questo campo.
La Repubblica con Crosetti critica la mancanza di impegno politico della Nazionale italiana.
Crosetti scrive:
“Sta per chiudersi un Europeo fortemente politico, nel quale molte nazionali e non pochi calciatori hanno deciso di schierarsi, non necessariamente per una parte o un partito. Ma anche in questo caso, l’Italia si è eliminata da sé, senza giocare. I nostri azzurri, serenamente in vacanza, continuano la loro vita felice in un’altra galassia, nella quale far magari arrivare da Milano il parrucchiere personale senza che, viceversa, da quella testa esca mai un’idea, una presa di posizione, qualcosa che assomigli in modo anche vago a un impegno sociale. Alcuni giocatori francesi, tra cui Kylian Mbappé, hanno rivolto ai giovani un appello al voto, mettendoci la faccia. (…)
Finché sono stati in corsa, gli azzurri sono stati silenziati dalla policy federale («Non parliamo di politica»). E alle Europee non hanno votato: troppo complicato tornare a casa da Coverciano in mezza giornata, ma nessuno se n’è dispiaciuto o lamentato, mentre i Bleus hanno esercitato il loro diritto per procura, lo prevede la legge francese.
La Nazionale italiana simbolo del disimpegno politico?
“I nostri calciatori rappresentano dunque la generazione del disimpegno?
«Credo che alla maggioranza di loro la politica non importi per niente». Paolo Sollier negli anni Settanta fu un esempio di militanza politica, “l’attaccante comunista” che salutava con il pugno chiuso la tribuna dello stadio di Torino, presente l’avvocato Agnelli. Ora, anche Sollier è pessimista: «A parte il fatto che pure io ero una mosca bianca, a quel tempo di politica un po’ ci si occupava. In fondo, Rivera è stato eletto deputato quattro volte. Mi piacerebbe che i giocatori di oggi prendesseroposizione sulle cose importanti della società: ma ce l’avranno, una posizione? Non credo che non si esprimano per paura, ma per vuoto. Questi ragazzi vivono beatamente su Marte»“.
“Lo sport è politico per definizione perché riguarda la polis, la comunità, il consesso sociale. Non si tratta di capire per chi votino i calciatori, ma neppure soltanto di sapere dai loro profili social a che ora decollino per Ibiza. O per Marte?
«Il calcio è uno specchio sociale molto preciso», dice il sociologo Filippo Barbera. «Si tratta di un mondo storicamente orientato a destra,
e si sa che la destra considera marginali molti temi sociali. Schierarsi politicamente è divisivo, e il calciatore lo teme: anche perché le stesse curve sono per lo più orientate a destra, come del resto la società italiana e la maggioranza in Parlamento. Tra il calcio e la destra esistono valori comuni: narcisismo, individualismo e un forte portato simbolico».
Ma perché, invece, i “nuovi italiani” dell’atletica leggera non hanno problemi ad esprimere a voce e nei fatti
il cambiamento della società, mentre i calciatori sembrano rimasti alla preistoria? «Ottima domanda, senza però una risposta facile. Forse, i ragazzi che praticano altri sport sono più calati nella realtà che li rappresenta, insieme alle loro famiglie. Dunque, la sensibilità ai temi sociali è tutt’uno con la propria storia. Il calcio no, è refrattario. Con Balotelli è stata sprecata un’enorme occasione».