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Fabián Ruiz: «Resto un giocatore di strada, oggi i bambini al parco giocano col cellulare»

L’intervista al Paìs: “Giocavo con le pietre, tra le panchine. Porto sempre con me quella malizia. Oggi mi sento a mio agio nella discrezione”

Fabián Ruiz: «Resto un giocatore di strada, oggi i bambini al parco giocano col cellulare»
Berlino (Germania) 15/06/2024 - Euro 2024 / Spagna-Croazia / foto ImagoImage Sport nella foto: esultanza gol Fabian Ruiz ONLY ITALY

Fabián Ruiz “è uno dei leader del Psg, perfetto complemento di Rodri nella Spagna, capocannoniere della Roja, il terzo per chilometri percorsi in campo”. Lui dice al Paìs che l’ha intervistato, di essere ancora “un giocatore di strada”: “Ho passato molto tempo a giocare a calcio per strada con mio fratello, che ha sei anni più di me. Porto sempre con me quella malizia. Giocavo con le pietre, tra le panchine…. Con gente più grande. Oggi per strada non si vedono bambini che giocano a pallone. E quando li incontri nei parchi, sono al cellulare. È un peccato“.

Dice che i giocatori spagnoli non godono di grande stampa: “E’ un po’ più difficile valorizzare i giocatori spagnoli. Forse è a causa della personalità degli spagnoli. Siamo più discreti. Il marketing che abbiamo non è lo stesso di quello che hanno i giocatori di altri paesi. Yamal e Nico Williams a causa del loro modo di essere, attirano un po’ più di attenzione. Sono diversi. Almeno più persone hanno iniziato a parlare di noi”.

Il ​​cambiamento di stile della Spagna? “Ci piace avere la palla. Lo si vede dalle partite: usciamo giocando da dietro. Ma quando siamo in area avversaria cerchiamo di concludere. Insomma bisogna sfruttare il mix, calciatori che sanno tenere la palla e quelli che hanno più verticalizzazione. Io e Rodri abbiamo più palla, siamo calciatori di pausa; Nico e Lamine sono veloci”.

La sua compagna gli fa da psicologa: “Ha studiato psicologia. Ha lavorato con me per cercare di aprirmi un po’ di più, per parlare delle cose, per esprimere quello che sento. Ha avuto un duro lavoro con me, ma lo sta portando a termine. Prima, ad esempio, facevo un brutto allenamento e tornavo a casa e mi chiudevo in casa. Non ha parlato con nessuno. Sembrava che il mondo fosse finito. Ora ho imparato a lasciare andare le cose. E che, a casa, era ora di godermi altre cose, di stare bene con me stesso perché avevo lasciato tutto sul campo. Se passi tutta la notte a pensare alla partita, è peggio”.

“Non mi interessa avere un calcio appariscente. Non è una delle cose che mi emozionano. Preferisco concentrarmi sugli altri giocatori. E a me resta il lavoro sporco. Mi sento più a mio agio nella discrezione. Nel mondo del calcio, alla fine, quello che attira l’attenzione sono i giocatori che fanno l’uno contro uno, quelli veloci, come Lamine o Nico. E poi ci sono calciatori come Rodri che hanno un ruolo fondamentale nella squadra e attirano meno l’attenzione”.

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