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Fognini va fuori a Wimbledon e ci ricorda cos’era il tennis italiano prima di Sinner (e Berrettini)

Una prestazione buona e poi il calo. È sempre andata così. Fognini è il più talentuoso ma anche oggi ha perso prima nella sua testa e poi in campo

Fognini va fuori a Wimbledon e ci ricorda cos’era il tennis italiano prima di Sinner (e Berrettini)
Italy's Fabio Fognini eyes the ball as he returns the ball to Norway's Casper Ruud during their men's singles second round tennis match on the third day of the 2024 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on July 3, 2024. (Photo by Ben Stansall / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE

Fognini va fuori a Wimbledon e ci ricorda cos’era il tennis italiano.

Fabio Fognini non ce l’ha fatta a raggiungere gli ottavi di finale. diWimbledon. Dopo aver eliminato il norvegese Ruud, ha perso al quinto set contro l’abbordabile spagnolo Bautista Agut. Resta un ottimo torneo per il ligure che ci ha ricordato cos’era il tennis italiano, cosa è sempre stato. Atleti in grado di giocare un’ottima partita per poi perdere la successiva. È andata così praticamente da sempre. Anche con Fabio che è stato di gran lunga il più talentuoso dai tempi di Adriana Panatta (non ce ne voglia Canè). Non a caso Nanni Moretti inserì una battuta sui tennisti italiani nel suo film “Aprile”.

La partita contro Batista Agust è ripresa oggi nel quarto e Fognini ha avuto spesso il solito atteggiamento negativo. Ha perso nella testa ancor prima che sul campo. Proprio come Sinner, al contrario, le partite le vince nella testa prima che sul campo. Fognini ha pagato e scontato moltissimo questi suoi limiti che non sappiamo se definirli caratteriali. Forse è semplicistico e autoassolutorio definirli così. Fognini è sempre stato questo. E lui è stato un grande tennista, capace di entrare nei primi dieci del mondo. Il tennis italiano è sempre stato questo. Prima dell’avvento di Sinner che lo ha proiettato in un’altra dimensione. Prima di lui, anche Berrettini ha dato uno strappo mica da ridere: Matteo è uno che le partite le ha sempre sapute giocare, altrimenti non sarebbe arrivato in finale a Wimbledon. Né in semifinale agli Us Open e agli Australian Open.

Fognini: «Fossi nato quadrato come Sinner… ma in Italia deve ancora nascere un altro con la mano come la mia»

Appena un po’ prima che Sinner e Berrettini si prendessero a pallate sul Centrale di Wimbledon, per poi chiudere la nottata con l’orgoglio del tennis italiano e le vicendevoli dichiarazioni al miele, in conferenza stampa c’era andato Fabio Fognini. Capelli biondi e ruota libera. Dopo lo show in campo contro Ruud, quello ai microfoni.

“Dopo 3 anni, a 37 anni, con tutte le cose che mi sono successe sono ancora qua con la voglia di lottare. E’ la cosa che mi tiene vivo, giocare questi tornei. Guardo me stesso, non ho più tempo di guardare altrove”.

“Le statistiche le lascio agli altri, non ho bisogno di guardare queste cose. So come gioco, so come giocano gli altri perché sono da 20 anni nel circuito. Ora sono stanco, ho male ai piedi e un po’ dappertutto. Gioco perché amo questo sport e amo ancora la competizione. Ho fatto delle scelte, seppur sbagliate magari, ma ho messo punto e capo. Giocherò dove riuscirò a giocare con la classifica e dove mi inviteranno, perché con i Challenger non ho più voglia di perdere tempo. Non toccavo questa superficie da 3 anni”.

“Io voglio giocare questi tornei, perché sono quelli che mi tengono vivo, che mi tengono il fuoco dentro. E i risultati qui sono una conseguenza. Sono ancora qua, contento di essere al terzo turno a Wimbledon e avere un’opportunità di provare a zappare questa seconda settimana, cosa che non sono mai riuscito a fare nella mia carriera”.

Gli chiedono del suo prossimo avversario (che sarà Bautista Agut, e non Sonego, ndr) e lui risponde così:
Non me ne frega un cazzo. Non mi interessa. So come giocare con Sonego, so come giocare con Bautista. Chi ci sarà ci sarà, devo solo pensare al mio gioco perché so che dà fastidio a entrambi”.

Poi si lascia andare più in generale. Gli chiedono se il figlio di Fognini e Pennetta farà il tennista…. Speriamo di no… Federico gioca sia a calcio che a tennis. Io in questo momento sono interessato solo al fatto che si diverta. Sul tennis: è un bellissimo sport, che mi ha fatto vincere e mi ha dato la vita, mi ha fatto diventare Fabio Fognini. Se mi dite ‘vai a cucinare un piatto’, non so farlo. È stato il mio sport. Ma dall’altra parte so quanto ho sacrificato. Come in tutte le cose dietro ci vogliano delle basi, come la famiglia e con Flavia su questo siamo molto d’accordo. Ma è giovane, magari mi diventa uno scienziato. Non gli mettiamo pressione di certo. E’ il nostro motto farlo divertire. Se un giorno poi vorrà diventare tennista lo appoggerò in tutto quello che farà. Ma gli dirò di stare attento perché è un mondo falso. È un mondo falso. Un mondo egoista, perché è uno sport egoista che ti porta a prendere delle decisioni… Ma la cosa principale sarà quella di stare bene attento, con gli occhi aperti perché in giro ci sono tanti pappagalli”.

Parla dei giornalisti, ovviamente: “Ma lo sapete, con voi ho avuto un rapporto che mi ha penalizzato durante la mia carriera. Perché sono sincero. Io sono così. Non mi avete cambiato e io non ho cambiato voi. Se nascevo Sinner che ero quadrato, era tutto più bello. Ne sono anch’io consapevole durante la mia carriera che se avessi lavorato su questo aspetto, sarebbero arrivate altre cose. Ma io sono fatto così. Chi mi ama mi prende, chi non mi ama la porta è quella. Deve ancora nascere in Italia un altro Fabio Fognini, con questa mano”.

 

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