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Gravina e il sistema di potere con cui controlla il calcio italiano (Il Fatto)

Non teme il voto. Controlla Dilettanti, Serie C, arbitri, giocatori, allenatori. Abodi tentenna. Malagò tace. I giornali sportivi inondati di pubblicità Figc

Gravina e il sistema di potere con cui controlla il calcio italiano (Il Fatto)
As Roma 25/07/2018 - presentazione calendari serie C 2019-2020 / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

Gravina e il sistema di potere con cui controlla il calcio italiano (Il Fatto)

Il Fatto quotidiano, con Lorenzo Vendemiale, racconta il sistema di potere di Gravina e perché il presidente della Figc è sicuro della propria rielezione.

Ecco cosa scrive il quotidiano diretto da Marco Travaglio.

Ma come, invece di cacciarlo dopo una simile figuraccia lo rieleggono? Alla domanda che qualsiasi tifoso si pone in queste ore – ovvero come mai nel mondo del pallone nessuno abbia avuto la dignità (inutile aspettarsela dal diretto interessato) di alzarsi e chiedere le dimissioni – la risposta è semplice: i vertici del calcio italiano sono tutti o alleati o piazzati da Gravina, se non proprio, in certi casi, a libro paga della Figc. Per non parlare dei principali quotidiani sportivi e non, inondati di pubblicità dalla Federazione.

I Dilettanti. Da soli valgono il 34% dei voti e infatti sono sempre stati decisivi nell’espressione del presidente federale: erano guidati dal suo ultimo vero rivale, Cosimo Sibilia, che avrebbe dovuto succedergli in un patto fra gentiluomini che i due avevano firmato, e invece è stato silurato. Al suo posto, Gravina ha ripescato il sempreverde Giancarlo Abete, 73 anni, prima commissario e poi presidente, per controllare l’impero dei Comitati regionali, che anestetizzati con qualche mancetta assistono silenti alla morte del calcio sul territorio, dove ogni anno scompaiono società e tesserati.

Serie C. In Serie C, invece, appena si è incrinato il rapporto con lo storico alleato Ghirelli, l’ha sostituito con il giornalista Matteo Marani, per cui il presidente federale ha fatto apertamente campagna elettorale, e gli ha pure permesso di mantenere l’incarico (non retribuito) di direttore del museo di Coverciano.

Calciatori. Umberto Calcagno ha raccolto l’eredità di Damiano Tommasi (grazie all’aiuto di Gravina, che ha convinto Tardelli a ritirarsi dalla corsa con un incarico ben pagato in Federazione), ed è suo vicepresidente in Figc.

Allenatori. Sono ancora guidati dal vecchio Renzo Ulivieri, che è pure direttore della prestigiosa scuola federale di Coverciano. E che infatti ha minimizzato: “Le colpe sono di tutti”, il modo migliore per dire che non sono di nessuno.

Arbitri. Cacciato Trentalange in seguito allo scandalo del procuratore D’Onofrio (da cui però è uscito scagionato), Gravina contare su Pacifici, e ha provato a cambiare le regole per far eleggere un suo uomo. Intanto, ha ottenuto la conferma biennale del fidato Gianluca Rocchi come designatore, ruolo temutissimo dai patron di Serie A.

Il dissenso resiste solo in Lega Serie A, soprattutto per opera di Lotito. E nella piccola Serie B di Mauro Balata.

Gravina teme solo le pressioni delle politica. Ma fin qui dai partiti si sono alzate voci deboli e sparute. (…) L’onda che nel 2018 portò al commissariamento della Figc oggi non sembra montare. Anche perché il ministro Abodi tentenna come suo solito. E Malagò, che all’epoca fece il diavolo a quattro contro Tavecchio, non dice una parola su Gravina, che giusto pochi giorni fa ha pubblicamente sposato la sua causa per la riconferma al Coni. (…) Oggi Gravina si sente invincibile. Se sopravvive non ad una, ma a due apocalissi nazionali, che governi pure in eterno.

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