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«Il calcio a Gaza è sepolto sotto le macerie: giocatori e allenatori uccisi, gli stadi ora sono prigioni»

L’intervista di So Foot a Ahmed Kollab nazionale Palestinese: “Ora lottiamo solo per sopravvivere, per trovare cibo e acqua”

«Il calcio a Gaza è sepolto sotto le macerie: giocatori e allenatori uccisi, gli stadi ora sono prigioni»
Palestine supporters hold up a giant banner in solidarity with the Palestinian cause during the Qatar 2023 AFC Asian Cup Group C football match between Palestine and United Arab Emirates at the Al-Janoub Stadium in Al-Wakrah, south of Doha on January 18, 2024. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

Prima del 7 ottobre 2023 Ahmed Kollab era un calciatore. Un privilegiato tra i Palestinesi. E’ nato nella Striscia di Gaza e lì è cresciuto per 22 anni, in un lembo di terra in la guerra non dorme mai. Dopo gli attacchi del 7 ottobre di Hamas, e la terribile risposta israeliana, il calcio di Gaza è rimasto sepolto sotto le macerie. Come tutto il resto. Kollab è… era un nazionale palestinese (16 presenze), giocava nell’Ittihad Khan Younes. Racconta a So Foot il suo nuovo presente.

“Prima di tutto questo vivevamo abbastanza bene della nostra passione, anche se non era paragonabile a quella dei calciatori del resto del mondo. L’assedio di Gaza e l’occupazione israeliana hanno sempre posto ostacoli, soprattutto amministrativi, sul nostro cammino di calciatori. Il nostro stipendio è rimasto molto modesto, ma sufficiente per chi vive a Gaza con la propria famiglia. La cosa bella del calcio era che forniva una via di fuga a tutti i giocatori e ai tifosi di Gaza”.

“Lo stadio Yarmouk era di gran lunga una delle migliori infrastrutture sportive della regione. Gli occupanti israeliani l’hanno completamente distrutta con i missili, poi l’hanno rasa al suolo con i bulldozer per trasformarla in una prigione a cielo aperto. È diventato semplicemente impossibile giocare a calcio. Non c’è più spazio per farlo, tutti gli edifici sportivi e gli stadi sono stati distrutti. La vita dei giocatori di calcio è diventata la stessa degli altri abitanti di Gaza. Lottiamo per sopravvivere, per trovare cibo, acqua e qualcosa di cui vivere”.

Molti giocatori, arbitri e allenatori che conoscevo sono morti nei bombardamenti. È il caso di Hani Al-Masdar, che mi ha allenato con la selezione olimpica. A Gaza tutti affrontano la morte ogni giorno, dai bambini più piccoli alle persone più anziane. Nessuno viene risparmiato”.

Lui è riuscito a lasciare la Striscia, pochi giorni fa. “È quasi un miracolo uscire dalla Striscia di Gaza. Molti ci provano senza successo, perché tutti i valichi di frontiera sono chiusi. Ho dovuto pagare 5.000 dollari che avevo preso in prestito da diverse persone. Ho dovuto abbandonare la mia famiglia, perché con questa somma solo una persona può attraversare il confine con l’Egitto attraverso i tunnel. La mia famiglia e i miei amici non hanno più Internet, ma riesco a comunicare con loro una volta ogni due settimane. È orribile, davvero orribile”.

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