“L’algerina Khelif e la taiwanese Lin Yu-Ting non hanno superato i test, si dubita del loro sesso biologico. Il Cio ha detto sì, ed è una mossa ideologica molto pericolosa”
Il Cio per essere inclusivo fa combattere due maschi nella boxe femminile. E se muore qualcuno? (Telegraph)
Oliver Brown sul Telegraph critica un po’ tutto, di questi Giochi. Si insinua negli anfratti delle Olimpiadi e trova sempre, ogni giorno, qualcosa che non va. Oggi il più conservatore degli editorialisti del giornale inglese dei conservatori scrive della boxe femminile e del pericolo delle trans che combattono tra le donne: “Potrebbe morire qualcuno”, scrive.
“La boxe, nel caso non l’aveste già notato, si basa sul tentativo di mettere ko qualcuno, come via più rapida per la vittoria. È il regno sportivo in cui il dimorfismo sessuale è più pronunciato, poiché gli uomini sono biologicamente favoriti non solo con spalle più larghe e un allungo maggiore rispetto alle donne, ma anche con una forza del bicipite aumentata del 90 percento e una potenza del pugno maggiore del 162 percento. Per dirla in parole povere, questo significa che il pugno medio di un uomo ha una forza di oltre 2,6 volte superiore a quella di una donna. È un esempio lampante della responsabilità che le autorità della boxe devono assumersi quando mettono in competizione i combattenti. Il loro dovere primario è garantire che nessuno muoia. E tuttavia il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso che due combattenti che hanno fallito i test di idoneità al testosterone e al genere solo l’anno scorso hanno soddisfatto i criteri per competere nella categoria femminile a Parigi.
Le due atlete escluse dai mondiali di boxe femminile per dubbi sul sesso biologico
“L’algerina Imane Khelif e la taiwanese Lin Yu-Ting sono state entrambe escluse dai campionati mondiali di Delhi l’anno scorso a causa di dubbi sul loro sesso biologico. Nel caso in cui qualcuno pensasse che si tratti di un segreto di stato, è apertamente riconosciuto nei profili olimpici ufficiali di entrambe le atlete. Ma laddove l’International Boxing Association ha ritenuto opportuno squalificare la coppia, il CIio ha dato loro un lasciapassare per affrontare avversarie donne nello sport più pericoloso e sul palcoscenico più grandioso di tutti”.
“Bisogna comprendere l’ingiustizia”, afferma la dottoressa Emma Hilton, biologa dello sviluppo e grande esperta di come le differenze tra i sessi si traducano in prestazioni sportive. “Vedere tre atlete Dsd sul podio di una gara femminile di 800 metri è stato scioccante, ma almeno sapevi che nessuna aveva rischiato la vita. Ma questo è un rischio che ora viene contemplato alle Olimpiadi per motivi ideologici. Il Cio sta cercando di bilanciare equità, inclusione e sicurezza. Ma la sicurezza non riguarda l’equilibrio. La sicurezza è un limite. Se non è sicuro, a nessuno importa se è equo o inclusivo. Non puoi farlo”.
“Nel pugilato – conclude Brown – l’evidenza è chiara: se non si applicano le regole più severe nel proibire il vantaggio maschile contro le donne, qualcuno potrebbe essere ucciso”.