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Il Portogallo sacrifica una squadra di talenti per il tour d’addio di Ronaldo, ingiustificabile (Guardian)

“Ronaldo è un’abbazia in rovina, il calcio portoghese s’è ridotto al grande psicodramma del suo invecchiamento”

Il Portogallo sacrifica una squadra di talenti per il tour d’addio di Ronaldo, ingiustificabile (Guardian)
Portugal's forward #07 Cristiano Ronaldo reacts after missing a penalty kick during the UEFA Euro 2024 round of 16 football match between Portugal and Slovenia at the Frankfurt Arena in Frankfurt am Main on July 1, 2024. (Photo by PATRICIA DE MELO MOREIRA / AFP)

Se Ronaldo è ormai troppo ricco e potente nel confronto con il suo stesso sport, figurarsi se non divora tutta l’attenzione che invece meriterebbe il “suo” Portogallo. E così il suo psicodramma s’è preso la scena “riducendo tutti gli altri a comparse”. Lo scrive Jonathan Wilson sul Guardian.

“C’è sempre un fascino, mentre le leggende svaniscono, nel guardare come si scagliano contro la diminuzione dei loro poteri, nel vedere incarnata in una figura che scrolla le spalle e fa il broncio l’eterna battaglia umana con la mortalità. Il Decadimento ha il suo fascino; ciò che i romantici hanno visto in un’abbazia in rovina, così altri lo vedranno nella figura in declino di Cristiano Ronaldo”.

E magari, continua, “un giorno ci sarà una partita del Portogallo che non riguarderà Ronaldo, ma non qui, non ancora”. Ormai “il calcio portoghese è diventato il grande psicodramma del suo invecchiamento. Diogo Costa ha parato tre rigori di fila, ma anche allora si trattava solo di Ronaldo”. E’ vero, lo abbiamo letto tutti in ottica Ronaldo-centrica. Diogo Costa ha salvato lui da una crisi isterica, e poi – solo poi – fatto qualificare il Portogallo

“I record sono record e Ronaldo è in una fase della sua carriera in cui la sua gioia principale sembra essere quella di batterne ancora e ancora”. “In questo mondo di adorazione delle celebrità, vincere le partite di calcio è una preoccupazione secondaria. In quel contesto, questa è stata una masterclass di Ronaldo mentre passava in rassegna il suo repertorio di gesti ed espressioni”.

Esempio: le punizioni. “Il calcio di punizione di Ronaldo è uno dei grandi calci piazzati del gioco moderno. Non c’è mai il minimo dubbio che lo tirerà lui. Qualcuno va a prendere la palla e gliela passa. Il muro si fa duro. Ronaldo annusa, poi gonfia le guance e, mentre migliaia di persone allo stadio alzano i loro telefoni per registrare il momento sacro, si rivolge alla palla come uno strano amalgama tra Jonny Wilkinson e uno degli attori della terza stagione di Blackadder, e poi la colpisce a raffica. Un romanzo di David Peace su questa squadra sarebbe straordinariamente simile all’esperienza di guardarli: infinite ripetizioni stilizzate al servizio di una paranoia pervasiva“. Anche perché ormai “una punizione di Ronaldo è il preludio a un calcio dal fondo”.

In ogni caso è chiaro che “la primavera non c’è più, le sinapsi non sono più così acute, i riflessi sono un po’ carenti. Le occasioni che una volta avrebbe seppellito ora vanno sprecate. In circostanze normali, la domanda sarebbe se Roberto Martínez potrebbe continuare a scegliere un giocatore così fuori forma, la cui presenza ha causato squilibri anche quando era bravo. Ma questo è il Portogallo e questo è Ronaldo. Sarà titolare contro la Francia nei quarti di finale”.

Ma il punto di Wilson è: che senso ha “portare una squadra immensamente talentuosa alla Coppa del Mondo e a questo Campionato Europeo e poi trattarla essenzialmente come un tour d’addio. Le opportunità di vincere tornei, le vere opportunità, capitano molto raramente; sacrificarle all’ego di una stella in declino, non importa quanto fosse grande un tempo, sembra indifendibile”.

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