In conferenza: «Fisicamente sto molto bene, le sensazioni sono ottime. I tempi? Penso servirà stare sotto i 9.85»
Marcel Jacobs in conferenza stampa racconta gli obiettivi a queste Olimpiadi di Parigi e parla della temibilità degli avversari.
«Tre anni fa ero una persona completamente diversa, arrivavo da outsider ed ero alla mia prima Olimpiade, oggi ci arrivo da campione olimpico e questo mi dà tanta autostima. Penso che come l’ho fatto una volta posso farlo di nuovo».
Sulla pressione:
«C’è pressione, tutti e in primis me stesso, si aspettano tanto. Ma la sto usando come spinta e non come peso».
Sugli obiettivi:
«Ne avevo tre, stare in salute e lo sono, vincere gli Europei e poi le Olimpiadi, tocchiamo ferro… ma in questi primi giorni al villaggio ho vibrazioni positive. Come sto? Fisicamente sto molto bene, le sensazioni sono ottime. Sono sereno e ho tanta voglia di divertirmi. Le semifinali saranno la parte più complicata, in quindici o sedici atleti possono puntare alla finale, sarà una questione di dettagli. Vince chi sbaglia meno».
Poi sulle foto con gli atleti:
«Tanti atleti mi vengono a chiedere le foto? Sì, è già successo e fa molto piacere, se incontrassi LeBron James nella mensa del villaggio gli chiederei di corsa una foto… anche se non succederà mai. I giornali esteri mi hanno tutti chiesto di quanta pressione io stia avvertendo, ho risposto che ho lavorato molto anche su questo aspetto mentale».
Jacobs: «Mi spaventa il giamaicano Thompson»
«Lyles non lo vedo in pole, non è quello che ha corso più forte, mi spaventa di più il giamaicano Thompson. Noah arriva però con la mentalità da campione, inoltre è campione del mondo nei 100, 200 e staffetta ma non vuol dire che sia imbattibile. Quando hai tanta pressione sulle spalle diventa tutto più difficile».
Sui tempi:
«Penso servirà stare sotto i 9.85, l’obiettivo non è il tempo, ma correre forte e andare in finale. Non penso si faranno tempi stratosferici, poi da quando ho vinto io a Tokyo nessuno ha mai vinto con meno di 9.80».
Cosa direbbe al se stesso bambino?
«Nulla, credo che tutto quello che mi è successo mi è servito per arrivare dove sono oggi. Ho sempre sognato ad occhi aperti».