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La Germania è antirazzista, multiculturale e inclusiva. Finché i neri ti fanno vincere (Guardian)

E se Musiala sbagliasse un rigore? Il passato di Rüdiger insegna. Le persone di colore devono dimostrare il loro valore per essere accettate

La Germania è antirazzista, multiculturale e inclusiva. Finché i neri ti fanno vincere (Guardian)
Al Khor (Qatar) 27/11/2022 - Mondiali di calcio Qatar 2022 / Spagna-Germania / foto Imago/Image Sport nella foto: Antonio Rudiger ONLY ITALY

Tutti sono contro il razzismo. La Uefa, le federazioni, anche i tifosi. Ma una medaglia ha sempre due facce e Jonathan Liew sul Guardian analizza quella nascosta. Prende la Germania come esempio, forse perché è quello più lampante. Ma il discorso che fa Liew potrebbe valere per quasi tutte le nazionali che partecipano a Euro 2024. Rimanendo alla Germania, anche chi elogia il multiculturalismo e la diversità della nazionale usa dei luoghi comuni che sfiorano il razzismo.

Rüdiger è il simbolo di questa moderna nazionale che ha fatto i conti con il razzismo. Almeno a un livello superficiale. Rüdiger ha dovuto fare i conti con il razzismo fin dall’età di otto anni. Lo racconta lui stesso quando chiese a suo padre perché lo chiamavano con la parola con la “N”.

Ma questi erano i brutti vecchi tempi. I secoli bui. Un’epoca più arretrata della società tedesca. E naturalmente, Rüdiger è ora una stella della nazionale tedesca all’Europeo. I tempi sono cambiati. Gli atteggiamenti, sicuramente, sono cambiati“, scrive Liew.

La Germania moderna e multiculturale è così diversa e lontana dai razzisti?

Purtroppo è solo un’illusione. La dimostrazione la si ha avuta quando il difensore del Real ha reso pubblica la sua fede. Lo hanno anche accusato di far parte dell’Isis. E oggi viene usato come pretesto per accusarlo di estremismo. “«Rüdiger si dichiara un islamista radicale!» ha urlato questa settimana un famoso YouTuber tedesco di destra. «Quest’uomo non ha posto nella nostra nazionale», ha dichiarato Beatrix von Storch, parlamentare e vice leader del partito di estrema destra Alternative für Deutschland“. Per non parlare degli slogan lanciati dall’estrema destra che chiedono l’espulsione di Rudiger dalla Germania. Lo ha gridato “un membro dell’ala giovanile dell’AfD, intervistato alla conferenza del partito a Essen qualche giorno fa“.

Ormai il giocatore c’ha fatto l’abitudine. Ha sempre avuto chiaro cosa è il razzismo e come funziona l’opinione pubblica a riguardo. Tanto che nel 2021 su Players Tribune scriveva: “Non appena gioco qualche brutta partita, la stampa inizia a criticare“. Sugli insulti razzisti dei tifosi del Chelsea scrisse: “Pensi che si siano pentiti? Forse. Forse no. Ma so che ora vinciamo e quindi ora sono utile per loro. Forse sono persino un essere umano ai loro occhi”.

Ma “è facile liquidare questo genere di cose come assurdità disperate a cui non vale la pena prestare attenzione“. E la si contrasta con la retorica della “Germania moderna”, multiculturale e inclusiva.

La Nazionale di Nagelsmann è “una squadra orgogliosamente diversificata e lungimirante, arrivata ai quarti di finale giocando un calcio moderno e intelligente e trasformando la propria diversità in un punto di forza“. “«Ogni vittoria è una vittoria per la Germania buona», ha dichiarato il giornalista Hajo Schumacher in un talk show televisivo. «Questa è la Germania moderna. Questa è una nuova Germania»”.

E tuttavia anche questa prospettiva si appoggia su pericolosi luoghi comuni, al patto taciuto secondo cui le persone di colore devono in qualche modo dimostrare il loro valore per essere accettate da una società a maggioranza bianca. Sbandierare una squadra tedesca vincente e un difensore centrale campione come prova dei meriti del multiculturalismo va benissimo finché non smettono di vincere. Finché Rüdiger non valuta male un pallone alto. Finché Musiala non sbaglia un rigore. Quello sarà il punto in cui scopriremo se la “nuova Germania” è fondamentalmente diversa da quella vecchia“.

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