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«La Germania somiglia molto più al Sud America: treni e aerei in ritardo, ingorghi»

L’ex calciatore Latorre alla Sueddeutsche: «Gli Europei una delusione, calcio meccanizzato. Calciatori sempre pedine obbedienti»

«La Germania somiglia molto più al Sud America: treni e aerei in ritardo, ingorghi»
Two engines of an Inter-City Express (ICE) train of German railway operator Deutsche Bahn (DB) are seen at a platform of Munich's main railway station on November 2, 2022. (Photo by John MACDOUGALL / AFP)

«La Germania somiglia molto più al Sud America: treni e aerei in ritardo, ingorghi»

La Sueddeutsche ha intervistato Diego Latorre, ex calciatore argentino che ha giocato anche per la Fiorentina. Ora Latorre collabora con Fox Sports e ha seguito gli Europei, di cui ha evidenziato i difetti nell’intervista.

Lei è in Germania dall’inizio degli Europei. Allo stesso tempo, negli Stati Uniti si svolge la Copa América, che nel fine settimana vedrà anche la sua finale – con i vostri argentini, che hanno appena battuto il Canada 2-0 in semifinale. Preferiresti essere lì?

«No, assolutamente. Questo è il mio primo Europeo e sono venuto qui con l’idea che sarebbe stato vicino a un Mondiale in termini di organizzazione. Ero ai Mondiali in Germania nel 2006 ed ero convinto che tutto sarebbe andato molto bene, che avremmo viaggiato molto e conosciuto molte città. Aspettavo con ansia gli Europei. Prima di partire però ho letto un articolo su un giornale spagnolo che mi ha un po’ scioccato».

Com’è cambiata la Germania

Indoviniamo: si trattava della Deutsche Bahn.

«Soprattutto sì. Nel 2006 ho conosciuto una Germania dove i treni circolavano con religiosa puntualità. Quando veniva mostrato l’orario di partenza alle 21:13, ho sempre pensato: perché non arrotondate? Ma è davvero partito alle 21:13!».

Ah, i bei vecchi tempi.

«Se non vi dispiace, faccio una battuta: molte cose qui sembrano essersi latinoamericanizzate. Questa volta siamo rimasti in aeroporto per un’eternità, una volta un treno ha accusato un ritardo, una volta abbiamo quasi perso una partita perché eravamo bloccati in un enorme ingorgo da qualche parte tra Düsseldorf e Dortmund – anche se come gente della tv pianifichiamo sempre a lungo termine. Certo, se vieni da un paese come l’Argentina, dici: dettagli! Ma posso immaginare che sia piuttosto stancante se devi viverlo come la vita di tutti i giorni».

Il calcio ti ha ripagato i disagi che hai affrontato?

«Non proprio. Avevo aspettative più alte. Pensavo che avrei osservato calcio da alcuni dei migliori giocatori del mondo; da squadre che mantengono un livello elevato da anni. Ma quel che ho visto agli Europei lo interpreto come il risultato di una meccanizzazione del calcio che mi sembra eccessiva e talvolta mi porta alla disperazione».

Diego Latorre: «I giocatori sono privati della loro naturalezza»

Come si manifesta tutto ciò?

«Non fraintendetemi: credo fermamente nel lavoro quotidiano e nell’influenza degli allenatori sui giocatori, siano essi nelle selezioni o nelle squadre distrettuali dietro di me. Ma ormai tutto nella vita dei calciatori sembra essere completamente pianificato: dal primo sbadiglio del portiere al mattino, all’ultimo sbadiglio dell’attaccante la sera davanti alla tv nella camera d’albergo».

Che impatto ha questo sul calcio?

«Influenza la capacità dei giocatori di prendere decisioni, la loro spontaneità. I giocatori sono pedine obbedienti in un gioco di  scacchi estremamente sofisticato ma che priva il calciatore della sua naturalezza. Il primo compito di un allenatore è scoprire dove un giocatore possa esprimere al meglio le sue virtù. Adesso sembra che il calciatore debba adattarsi ad un ruolo che spesso non si addice alle sue qualità».

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