“Zhang Yufei nei 100 farfalla sarà solo il primo. Il fallimento della Wada, che ha avuto 3 anni per risolvere la questione e non c’è riuscita”
E’ successo, come era ovvio che fosse. Zhang Yufei ha vinto la medaglia di bronzo nei 100 metri farfalla. E’ solo la prima degli ormai famigerati 23 nuotatori cinesi “dopati” in massa prima delle Olimpiadi di Tokyo, al centro prima dello scandalo e ora di una guerra delle agenzie antidoping mondiali. Li hanno lasciati scendere in vasca anche se la relazione dell’investigatore speciale nominato dalla Wada non è ancora pronta. E come si fa adesso? Se lo chiede la Süddeutsche.
“La 26enne sarà davvero vincitrice del bronzo di questa gara per sempre? Oppure dovrà restituire la medaglia entro quattro-otto anni? Oppure tutto sta accadendo molto più velocemente perché stanno accadendo così tante cose dietro le quinte della vicenda del nuoto cinese? Anche gli organi antidoping responsabili dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) devono tornare ad attivarsi a causa della pressione pubblica. E nei prossimi giorni la questione non sarà se un altro nuotatore degli allora 23 membri del gruppo seguirà Zhang Yufei, ma solo quanti. È un enorme fallimento dello sport organizzato quello che è evidente nell’arena di nuoto La Défense”. Un fallimento “della Wada, il braccio esteso del Comitato Olimpico Internazionale. L’agenzia si presenta come un tuffatore che si lancia dal trampolino di dieci metri con una rincorsa extra lunga e poi prende una panciata”.
“Aveva tre anni per chiarire la questione in modo sensato e comprensibile, ma non l’ha fatto”. Ha dato per buono il rapporto dalla Cina secondo cui 23 nuotatori erano risultati positivi alla trimetazidina per la contaminazione nella cucina di un hotel. La Wada è stata costretta a nominare un investigatore speciale, che purtroppo non è riuscito a chiudere l’indagine in tempo per Parigi. “E via in piscina con questo rapporto intermedio”.