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“L’amore assaje” una favola nera nel carcere minorile di Nisida: è l’anti “Mare fuori”

Da Napoli l’esordio narrativo della giovane scrittrice-giurista Francesca Maria Benvenuto. Non c’è redenzione né per sé né per gli altri

“L’amore assaje” una favola nera nel carcere minorile di Nisida: è l’anti “Mare fuori”

“L’amore assaje” una favola nera nel carcere minorile di Nisida

Ancora un esordio narrativo assoluto da Napoli quello della giovane scrittrice-giurista Francesca Maria Benvenuto che con il suo “L’amore assaje (Mondadori; pagg. 156, Euro 18)” scrive una favola nera ambientandola nel carcere minorile di Nisida ed il risultato è un anti “Mare fuori”. Zeno ha quindici anni ed è a Nisida perché ha ucciso un non meglio identificato Michele che era un suo concorrente di altro clan nello spaccio di droga ai Quartieri spagnoli. Zena ha una mamma che “fa la puttana” ed un padre in galera a Bergamo: non ha avuto un’infanzia normale ma ha ricevuto dalla madre ‘l’amore assaje’, quello corretto che non si vede e che per questo fa più male.

L’amore assaje porta sempre e solo alla morte?

Il romanzo è incentrato sull’io narrante Zeno che si racconta attraverso la scrittura che l’insegnante della scuola interna gli sta spiegando. Ha un nome da scrittore Zeno e questo romanzo è il racconto spietato della sua coscienza di criminale nato dal bisogno dove i lettori non troveranno solo orrore ma anche – paradossalmente – dignità ed orgoglio. Tutto è incentrato sull’ottenimento di una licenza premio per due giorni a Natale del 1991 se Zeno si comporterà bene nonostante le risse con gli altri capò-ragazzini ed il pensiero per la sua ragazza Natalina che crede l’aspetti fuori dal penitenziario. Nel racconto della sua vocazione criminogena Zeno è sincero fino al parossismo e pochi si salvano dal suo giudizio para-morale: solo la prof d’italiano e la guardia Franco.

La famiglia è bella perché l’amore è anche ‘assomigliare a qualcuno, ma in carcere bisogna anche dimenticare i ricordi per andare avanti verso questo indistinto futuro che un giorno potrebbe riguardare anche lui che è un ‘deviato’. La religione, l’ordinamento giuridico, la società e lo Stato vengono criticati dal reietto Zeno con argomentazioni tratte dalla sua vita e senza redenzione per sé e per gli altri. La Benvenuto riesce a mutuare sulla pagina un linguaggio dialettale verosimile che risponde anche ai dettati vitali di Zeno. Non c’è nell’autrice ombra di giudizio morale, ma una sorta di ‘a ciascuno il suo’. L’amore assaje porta sempre e solo alla morte?

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