Lo sfoggio sui social dopo la figuraccia agli Europei. Scamacca è definito “il centravanti più incapace, più tamarro e più tatuato della storia”
“Le pippe non sono andate a zappare” titola Libero in prima pagina. E dedica due pagine a quelle che definisce “le foto senza vergogna”. Il Corriere dello Sport tratta lo stesso argomento ma con un linguaggio meno tranchant. Il titolo è “Il cielo è azzurro sopra il mojito”.
Scrive Libero:
Nonostante abbiano fatto tutti la figura dei brocchi patentati, nessuno gli tocca il diritto alla vacanza. Ciò che stride, e tanto, è l’insistenza con cui questi fenomeni del nulla postano i loro selfie balneari su Instagram, un’autentica presa per i fondelli a tifosi, appassionati di calcio, connazionali che all’azzurro ci tengono. Gianluca Scamacca, il centravanti più incapace, più tamarro e più tatuato della storia, ha persino trovato il tempo di un passaggio dal parrucchiere che cinico gli ha ossigenato i capelli di biondo platino. Ora è a Ibiza, da decenni meta preferita dei divi pallonari, dove stentiamo a immaginarlo sotto l’ombrellone con un libro in mano, neppure quelli abbordabili del Premio Strega: andrà alle feste, privé riservato nelle discoteche più alla moda, il giusto premio sarebbe ignorarne l’esistenza, ma almeno un tifoso infrangerà il muro della security per chiedergli una foto, perché purtroppo si nel mondo esiste ancora qualcuno che vuole la foto con il brocco centravanti azzurro di Euro 2024. Così come esiste chi vuole posare insieme a Stephan El Shaarawy, altro bidone, folgorato da cotanto incontro inaspettato.
Libero cita Frattesi, “volato alle Maldive con la sorella Chiara”, Dimarco, “è sereno in spiaggia, finalmente può esibire il torace e le braccia trasformate in un centro tatuaggi, dove è difficilissimo trovare un centimetro quadrato di pelle disponibile”.
E ancora Jorginho, Cristante.
È l’atteggiamento dei presunti campioni a risultare censurabile: nessun senso di appartenenza, mancanza di pathos, ignoranza del valore, del peso, che la maglia azzurra rappresenta. Il (dis)impegno europeo è stato interpretato da questi fenomeni come un fastidioso e inutile ritardo tra la fine della stagione con i club e l’inizio delle vacanze, che già sono poche e quanto gli rode che mentre i comuni mortali si godono agosto sotto l’ombrellone loro devono già sudare in allenamento e in inutili ritiri senza sole senza disco senza sesso.
Le pippe, citazione spallettiana
Come ha scritto Fabrizio d’Esposito sul Napolista dopo l’eliminazione con la Svizzera:
Spalletti nel post-partita sembrava Sarri, come se fosse un opinionista di passaggio
PIPPOLOGIA. Con Luciano Spalletti ci siamo lasciati nel furibondo dopo-partita di Italia-Croazia, quando il cittì pelato ha sbeffeggiato un giornalista che aveva osato chiedergli di un patto tra lui e la squadra sul cambio di modulo: “Io ho 65 anni, tu 51, ti mancano 14 anni di pippe per arrivare alla mia età”. Bene. Da Onan a Berlino cambia il significato ma non il termine. Stasera le pippe erano in campo ed erano azzurre. Senza contare Gigione da Castellammare erano 10. E dieci pippe in 90 minuti sono davvero tante – 3