Mbappé in questi europei si è messo più in mostra per i suoi comizi politici contro l’estrema destra che per le sue giocate palla al piede.
Il Corriere dello Port presenta la sfida di questa sera tra Spagna e Francia, la prima semifinale di Euro 2024. Una sfida in cui la Francia è attesa al varco considerando che fin qui ha vinto senza nessun gol su azione. E più di tutti è atteso Mbappé che in questi europei si è messo più in mostra per i suoi comizi politici contro l’estrema destra che per le sue giocate alla al piede.
Ebbene sì. Allons enfants du museau court, Didier in versione Maximilien (Allegri, però: non Robespierre), due autogol (Austria, Belgio) e il rigore alla Polonia; zero con olandesi e portoghesi. Dopo cinque gare devono ancora realizzarne uno su azione. D’accordo, e qui si torna al romanzo di Montalban, latita un nove vero, non importa se del calibro di Karim Benzema o della malizia di Olivier Giroud, parcheggiato in branda. Mbappé, lui, azzecca più comizi che dribbling; i simboli non sono Marcus Thuram o Randal Kolo Muani, e nemmeno l’effervescenza di Antoine Griezmann: sono Mike Maignan, il portiere, e William Saliba, lo stopper. È, in particolare, la politica del “rassemblement derrière”, del raggruppamento indietro, delle transizioni in campo largo (e lungo), in attesa che “les étoiles” la smettano di ronfare.
Quando ci si espone in termini così perentori, il destino prende nota e, permaloso qual è, provvede a ribaltare le analisi, a sabotare i pronostici. A distribuire, in parole povere, figure del cavolo. Rimane la metafora di una Versailles diventata, d’improvviso, una Bastiglia continua, “défense et contre-attaques”, gli studi italianisti del ct nell’espressione più libertaria, egualitaria e utilitaria. “Franza o Spagna purché se magna”, avrebbe detto Francesco Guicciardini. Lo slogan riassume al meglio i nostri tic, le nostre ambiguità. Vuoi vedere che i francesi – “italiani di cattivo umore”, come scriveva Jean Cocteau – hanno deciso di adottare, e adattare, quel “purché” (si vinca)?