Alla Gazzetta: «Non vorrei che “fatta la legge, si va avanti con l’inganno”. L’inganno risiede nel non avere mai riconosciuto l’equa rappresentanza»
Il Decreto Sport, con al suo interno l’emendamento Mulé, ha cominciato il suo iter verso la conversione in legge che deve avvenire prima della fine del mese. Prima serve il via libera della Camera e poi ci sarà il voto al Senato. La Gazzetta ha intervistato Mulè.
Mulé: ««La legge è legge e quindi si applica. Gravina? Mai sentito direttamente»
«Nonostante ci siano le nuove regole si riesce a trovare sempre la modalità o di aggirarle o di non applicarle. Per cui non vorrei che al vecchio adagio “Fatta la legge, trovato l’inganno” si sostituisse un “Fatta la legge, si va avanti con l’inganno”. Questo non è accettabile, perché c’è un problema di rispetto di relativi ruoli, in primis per il Parlamento. È una norma che va applicata, non è programmatica come ho sentito dire. Non si può disconoscere una legge dello Stato, non è possibile che questa legge abbia una valenza che si può far equiparare a un pensierino o un “vorrei”. La legge è legge e quindi si applica. Il decreto legge già è un atto che ha valore di legge, questo dl modificato sarà legge entro il 30 luglio».
Mulé si riferisce alla Figc che ha approvato, senza il voto favorevole di Serie A e B, il regolamento elettorale in vista delle elezioni del prossimo 4 novembre. Un regolamento che ricalca quello precedente. «L’inganno risiede nel non avere mai riconosciuto quel principio di equa rappresentanza che è all’esterno del perimetro della federazione e vale in tutti gli ambiti del vivere civile».
«Qualche tentativo negli anni scorsi è stato fatto, ma si è sempre rinviato, che è un vizio comune per chi vuole conservare, che poi significa conservazione del potere – continua il deputato di Forza Italia –. Ma poi arriva quel matto di Mulè che fa l’emendamento. Detto che l’emendamento è chiaro nella sua formulazione, nel rispetto degli statuti delle federazioni si parla di adeguata rappresentanza. Mi chiede quanto è? L’equa negli organi direttivi, che deve tenere conto anche del contributo economico, non può essere del 12% a fronte di un versamento di 1,3 miliardi di euro di tasse. Non è pensabile una rappresentanza della A al 40%, ma dal 12% la si dovrà portare almeno al 23-24% che è una quota di minoranza, mentre quella attuale è di irrilevanza».
Mulé ha ricevuto poi anche delle minacce per essere il primo firmatario dell’emendamento «Gravina? Mai sentito direttamente. Il calcio italiano va malissimo. Non c’è più tempo da perdere, bisogna agire. E far sì che la Nazionale torni a far sorridere i bambini. Qui invece ogni volta è una tragedia».