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Ogbonna: «Se c’è uno che a Napoli può fare i miracoli quello è Conte»

Al CorSport: «Non c’è tutta questa differenza tra Serie A e Premier. Il razzismo c’è ancora? C’è nel momento in cui ne parliamo, magari anche questa domanda lo è»

Ogbonna: «Se c’è uno che a Napoli può fare i miracoli quello è Conte»
Tottenham Hotspur's Italian head coach Antonio Conte gestures on the touchline during the English Premier League football match between Tottenham Hotspur and Nottingham Forest at Tottenham Hotspur Stadium in London, on March 11, 2023. (Photo by JUSTIN TALLIS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos or 'live' services. Online in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No video emulation. Social media in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No use in betting publications, games or single club/league/player publications. /

Angelo Ogbonna, difensore 36enne ex Juve e della Nazionale. Ha giocato per nove stagioni al West Ham, vincendo anche la Conference League l’anno scorso. Il Corriere dello Sport lo ha intervistato.

Ogbonna: «Non c’è tutta questa differenza tra Serie A e Premier»

Si parla di Bologna e Fiorentina, chiudiamo quindi il capitolo Premier? Vuole tornare in Serie A? Anche l’Arabia è un’opzione, un’esperienza che vorrebbe fare?

«Non mi piace parlare di esperienza. Io vorrei continuare a giocare a calcio, quindi prima c’è l’aspetto sportivo, poi il resto. Se mi arrivasse un’offerta valuterei tutto, non ho preclusioni tra Italia, Europa o altri Paesi».

Pensa mai al dopo?

«No, io mi sento ancora calciatore. So che ce ne sono alcuni, come De Rossi o Thiago Motta, che già ragionavano sul futuro quando giocavano, ma io non sono così. Fino a che sono nel rettangolo verde penso solo a quello».

E poi c’è Conte.

«Quanto sono felice che sia tornato… Non so se il Napoli possa vincere lo scudetto già ora ma so che se c’è uno che può fare i miracoli è lui».

L’Inghilterra cosa ha rappresentato?

«Casa. A Londra sono nati i miei due figli. Viviamo a Battersea, un quartiere con tanto verde. Mia moglie ed io l’abbiamo scelto per questo, i bambini possono stare molto all’aria aperta e fare sport. Per noi è importante».

Il razzismo c’è ancora?

«C’è nel momento in cui ne parliamo, magari anche questa domanda lo è. Più parole e meno fatti, anche se mi sembra che si stia agendo e le cose stiano iniziando a cambiare».

Quasi dieci anni in Premier non sono da tutti: pensa di essere stato sottovalutato?

«Non sta a me dirlo. Io so che ho lavorato duro, non è stato facile ambientarmi, diventare un difensore così veloce come richiede il campionato inglese. Ma poi ce l’ho fatta e penso di aver avuto, a parte l’ultimo infortunio di due anni fa, la mia continuità».

Tra Premier e Serie A sembra esserci un abisso.

«Manco dall’Italia da 9 anni, non mi sembra ci sia questo divario. O meglio: c’è ma non come dite voi».

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