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Paolini: «La mia crescita? Un lavoro soprattutto mentale. Voglio seguire la mia strada senza paragonarmi alle altre»

Alla Gazzetta: «Quando guardavo le ragazze che vincevano gli Slam pensavo fossero lontanissime da me. Ho capito che devo pensare a giocarmela, contro chiunque».

Paolini: «La mia crescita? Un lavoro soprattutto mentale. Voglio seguire la mia strada senza paragonarmi alle altre»
Italy's Jasmine Paolini plays a backhand return to Russia's Mirra Andreeva during their women's singles semi final match on Court Philippe-Chatrier on day twelve of the French Open tennis tournament at the Roland Garros Complex in Paris on June 6, 2024. (Photo by ALAIN JOCARD / AFP)

Jasmine Paolini è arrivata agli ottavi a Wimbledon dopo aver giocato la finale al Roland Garros contro la numero 1 al mondo Iga Swiatek. Ora è settima nel ranking mondiale. La sua intervista alla Gazzetta dello Sport dove parla della sua rinascita.

L’intervista a Jasmine Paolini

È la prima italiana agli ottavi di ciascuno dei primi tre Slam di una stagione.

«Mi fa ancora strano. Quando guardavo le ragazze che vincevano gli Slam, che facevano le finali, pensavo che fossero lontanissime da me. Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Sara Errani, Roberta Vinci: hanno giocato ad un livello incredibile per anni. Io voglio seguire la mia strada, senza paragoni».

Cosa le ha lasciato la finale del Roland Garros?

«Anche questo mi fa strano. Sicuramente buone sensazioni me le ha lasciate. Vincere comunque aiuta, ti dà fiducia e ti aiuta a vincere i match successivi. Parigi è un torneo archiviato: sono focalizzata sul presente, ma devo anche tenere conto del momento in cui sono».

Come si passa all’erba?

«Sono stata a Eastbourne per cercare di adattarmi meglio, perché sia come ci si muove nel campo sia come si gioca è un pochino diverso. Ci ho messo un po’ a capire: il mio coach mi ha detto a lungo che potevo fare bene anche su questa superficie, ma non ci credevo. Ora me la sto godendo».

La sua crescita nell’ultimo anno è sotto gli occhi di tutti. Come ce l’ha fatta?

«È stato un lavoro continuo, a livello tennistico, fisico ma soprattutto mentale. Ho iniziato a giocare meglio dall’anno scorso: ho iniziato a crederci di più, a scendere in campo vedendo la possibilità di vincere anche con giocatrici che erano molto più su in classifica, cui prima facevo più fatica. Mattoncino dopo mattoncino, ho costruito il mio livello. Prima magari giocavo una buona partita e poi facevo fatica contro quelle che giocavano molto meglio, non riuscivo a fare match. Adesso cerco di scendere in campo provando almeno di giocarmela. E questo credo sia molto importante».

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