ilNapolista

Pino Imperatore trasforma Virgilio in un involontario Montalbano ante-litteram

Con “I demoni di Pausilypon” lo scrittore inventa il poeta Publio Virgilio Marone come “indagatore della realtà”

Pino Imperatore trasforma Virgilio in un involontario Montalbano ante-litteram

Pino Imperatore trasforma Virgilio in un Montalbano involontario ante-litteram

Esiste un mistery storico ambientato nell’antica Roma che gli autori italiani frequentano da tempo, Valerio Massimo Manfredi pontifex maximus. In questo solco narrativo si inserisce lo scrittore napoletano Pino Imperatore che con il suo ultimo “I demoni di Pausilypon (pagg. 384, euro 19; HarperCollons editrice)” inventa il poeta Publio Virgilio Marone come “indagatore della realtà”. 22 a.C, nella Villa dell’equites Pollione a Posillipo avviene l’omicidio (?) di Lepido che dopo una notte di bagordi con la lupa Rufa viene ritrovato a brandelli in un murenario quasi sul mare. Data la vicinanza temporale con una visita dell’Imperatore Augusto, Pollione decide di affidare la patata bollente al Vate Vergilius che in quei frangenti è impegnato a vergare l’Eneide nel tentativo di dare ai Romani una discendenza ed una legittimazione poetica che li avvicini all’Olimpo ed alle opere omeriche. Virgilio si mette all’opera affiancato dallo scriba Proculo e dalla forte Petelia. Con uno stile più misurato Imperatore (Pino) rende verosimile quest’incarico all’apparenza stravagante con una lingua diversa da quella grottesca di “Casa Esposito”.

L’intervista a Pino Imperatore

Pino, come t’è venuto in mente di trasformare il vate Vergilius in un Montalbano involontario ante-litteram?

“Potrebbe sembrare un espediente narrativo, ictus oculi, in realtà mi ha guidato l’esigenza di ridare la giusta aurea poetica ad un personaggio come Virgilio, quasi dimenticato. Lo sai poi che il vate Marone compare fino ai nostri giorni in quattro sole opere narrative e che l’ultima – “La morte di Virgilio” – dell’austriaco Hermann Broch è un delirio che racconta delle ultime ore della vita del nostro?”.

Concordi con noi che questo nuovo tuo libro ci restituisce un Imperatore, scrittore, diverso da quello massimamente ironico che abbiamo imparato a conoscere?

Pino Imperatore: “Sì, soprattutto come lingua: questo libro è per il 60% lavoro di studio e per il 40 narrazione. Ho limitato la mia napoletanità a giusto due proverbi partenopei tradotti in latino, e la mia ironia a termini come glabrus, ma la mia naturale tendenza umoristica è sottesa a tutta un’architrave storico-narrativa che mi ha muto impegnato anche nella cura dei dettagli dell’epoca. C’è poi il discorso di un Virgilio antesignano che critica l’istituto della schiavitù come dato puramente antropologico…”.

L’indagatore-poeta diventerà una serie narrativa?

Pino Imperatore: “Dipenderà dalle dinamiche editoriali – anche se il mio editore è molto forte anche nella distribuzione -, ma soprattutto dai lettori che poi sono quelli che mi seguiranno nei molti eventi che ho preparato”. Il prossimo è giovedì 4 luglio (ore 21)  a Villa Fondi de Sangro a Piano di Sorrento, sulla splendida terrazza all’aperto che si affaccia sul Golfo (ad affiancare lo scrittore ci saranno Giovanni Iaccarino e la prof. Marilù Ruggiero).

ilnapolista © riproduzione riservata