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Pomicino: «Andreotti di politica non capiva nulla. Il bacio con Riina? Già stringere le mani gli faceva schifo»

Intervista al Corsera: «Credo sia la mia ultima intervista. Non sto bene, sto per ricoverarmi di nuovo»

Pomicino: «Andreotti di politica non capiva nulla. Il bacio con Riina? Già stringere le mani gli faceva schifo»
Roma 12/10/2016 - Incontro Perche' No - proposte alternative per una riforma realmente condivisa' / foto Insidefoto/Image nella foto: Cirino Pomicino

Pomicino: «Andreotti di politica non capiva nulla. Il bacio con Riina? Già stringere la mano gli faceva schifo». Bella intervista del Corriere della Sera – a doppia firma Aldo Cazzullo e Tommaso Labate – a Paolo Cirino Pomicino.

Secondo lei, Meloni non comanda?

«Ma che deve comandare? Comanda la finanza».

Le piace la presidente del Consiglio?

«Chi toglie la libertà al Parlamento prima o poi la toglie anche al Paese. Come fece Mussolini».

Non è diventata moderata?

«Una volta si diceva “gratta il cosacco e troverai il russo”. Qua gratti i Fratelli d’italia e trovi i post-fascisti».

Andreotti comandava?

«Dirò una cosa che darà un dispiacere ai suoi tanti detrattori. Andreotti aveva un grande senso dello Stato ed è stato un grandissimo statista. Ma di politica non ci capiva nulla».

Sta scherzando?

«Prima che arrivassi io, nella Dc la corrente andreottiana pesava il 5%. C’era giusto nel Lazio e in Sicilia. Poi ci fu l’allargamento alle altre regioni d’italia, arrivammo noi giovani».

Mal sopportati dalla vecchia guardia?

«Sbardella, “lo Squalo”, disse che voleva fare il coordinatore. Gli risposi: “Caro Vittorio, tu vuoi fare il coordinatore, ma noi non vogliamo essere coordinati».

E la mafia?

«La mafia era nemica di quella Dc. Alla fine degli anni Ottanta, un giorno che avevo appuntamento con Andreotti, vidi coi miei occhi uscire dal suo studio due persone assieme: erano Salvo Lima e Giovanni Falcone».

La storia del bacio con Totò Riina?

«Bacio e Andreotti non possono stare nella stessa frase: se solo gli stringevi la mano, la ritraeva schifato. Figuriamoci un bacio».

Pomicino e il debito pubblico italiano

Dicono di lei: uno degli artefici del debito pubblico italiano.

«Sciocchezze. Certo, non si ha idea di quanti soldi abbia portato io a Napoli negli anni 80… ma per cose concrete: la metropolitana, il centro direzionale. È dimostrato, ad esempio dall’economista della Bocconi Tommaso Nannicini, che è stato senatore del Pd e non è di certo un mio amico, che l’esplosione del debito pubblico non fu dovuta all’aumento della spesa pubblica ma alla bassa pressione fiscale».

«Credo sia la mia ultima intervista. Non sto bene, sto per ricoverarmi di nuovo. Anche per questo vorrei dare una risposta a tutti quelli che mi chiedono che cosa farei, oggi, nella situazione in cui si trova l’italia, se fossi ancora ministro del Bilancio come ai vecchi tempi».

E che cosa farebbe?

«Il debito pubblico lo riduci se hai maggiori entrate fiscali. E un gettito in grado di assorbire parte del nostro debito pubblico lo ottieni solo se chiami a raccolta tutti i grandi ricchi del Paese e gli proponi un grande patto per salvare l’Italia».

Accetterebbero, secondo lei?

«Non c’è altra strada».

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