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Sacchi ancora rosica: «La differenza tra la mia Italia e quella di Lippi è nei rigori di Baggio e Grosso»

Alla Gazzetta per i trent’anni di quella finale. Se la prende con Andreotti e Matarrese e dice che quella Nazionale non fu amata a causaa di Berlusconi

Sacchi ancora rosica: «La differenza tra la mia Italia e quella di Lippi è nei rigori di Baggio e Grosso»
foto Andrea Rigano'/Image Sport

Sacchi ancora rosica. Scrive per la Gazzetta un articolo sui trent’anni della finale di Pasadena tra Italia e Brasile, Usa 94. Quella del rigore sbagliato da Baggio (in realtà sbagliarono anche Franco Baresi e Massaro ma soprattutto quello di Massaro non lo ricorda nessuno).

L’articolo termine con la frase che è un manifesto della rosicata:

La differenza tra la mia Italia del 1994 e l’Italia di Lippi del 2006 che ha vinto il titolo è in un rigore: Roberto Baggio lo sbaglia, Fabio Grosso lo segna.

Sacchi se la prende anche con la politica, segnatamente con Andreotti e Matarrese.

Sacchi e le accuse alla politica

Il fatto è che alla finale con il Brasile ci arrivammo in condizioni difficili. Fisicamente eravamo cotti, i giocatori non avevano più muscoli nelle gambe. Me lo dissero anche i medici e i massaggiatori: «Non c’è più niente da massaggiare…». Nei giorni precedenti non ci allenammo. Tutta colpa della prima parte del torneo giocata sulla costa est degli Stati Uniti. Caldo afoso, umidità al cento per cento, temperatura mai sotto i trenta gradi, si doveva dormire con l’aria condizionata. Io l’avevo spiegato ai dirigenti della Federcalcio che bisognava cercare di andare a giocare sulla costa ovest, perché il clima era migliore. Niente da fare: decisero i politici, Giulio Andreotti in particolare. Volle che l’Italia fosse lì a est, dove c’era la più popolosa rappresentanza di emigrati. Matarrese, presidente della Federcalcio e democristiano della corrente andreottiana, non poté opporsi. Per farmi digerire la pillola mi dissero: «L’Italia avrà tanti tifosi a sostenerla». Successe che sei mesi prima gli emigrati comprarono i biglietti e poi, forse, li rivendettero, perché alla prima partita contro l’Irlanda c’erano più irlandesi che italiani. In sostanza, pochi tifosi e tanto caldo.

Un altro accenno politico, alla berlusconizzazione di quella Nazionale.

io percepivo che in Italia non tutto il Paese era schierato dalla nostra parte. Molti temevano che Berlusconi, appena diventato presidente del Consiglio, sfruttasse politicamente il nostro successo. I suoi avversari in Parlamento erano anche i nostri avversari, inutile negarlo. Questa era l’aria che si respirava e ne ho avuto conferma quando siamo rientrati in Italia. Quel risultato, un secondo posto, non è stato apprezzato come noi ci saremmo aspettati.

Nessun accenno invece al gioco orrendo di quella Nazionale, al ripescaggio dopo i gironi. Chiamasi memoria selettiva.

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