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Shevchenko: «Non c’è niente da festeggiare. Con la guerra, ci sono giocatori che hanno perso la casa e la città»

Al CorSera: «Ad oggi 500 impianti sportivi sono stati danneggiati o distrutti dagli attacchi, tra cui 77 stadi»

Shevchenko: «Non c’è niente da festeggiare. Con la guerra, ci sono giocatori che hanno perso la casa e la città»
Genova 01/12/2021 - campionato di calcio serie A / Genoa-Milan / foto Image Sport nella foto: Andriy Shevchenko

«Non c’è niente da festeggiare», queste le parole di Shevchenko in merito ai festeggiamenti per le vittorie ottenute dall’Ucraina. Il presidente della federcalcio ucraina ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, dove ha parlato del percorso fatto dalla sua Nazionale agli Europei e delle difficoltà che il calcio sta incontrando in un Paese devastato dalla guerra.

Andriy Shevchenko, presidente della Federcalcio ucraina, l’europeo della vostra Nazionale è durato poco, ma è stato il primo dallo scoppio della guerra: che esperienza è stata?

«Prima del torneo abbiamo diviso gli obiettivi: quello sociale e quello sportivo, che era qualificarsi e giocare bene. La squadra ha sbagliato la prima partita con la Romania, poi ha avuto una bella reazione vincendo con la Slovacchia e pareggiando con il Belgio, ma non è bastato, anche se siamo usciti solo per la differenza reti. Non c’è margine di errore».

C’era troppa pressione sulla squadra all’esordio?

«Non so cosa sia successo, ma la realtà è che i giocatori non sono stati in partita».

Voi le vittorie non le festeggiate mai.

«No, non c’è niente da festeggiare».

L’obiettivo sociale di cui parlava l’avete raggiunto?

«Sì, assolutamente. Volevamo mostrare la realtà in cui viviamo e ci siamo riusciti. Abbiamo portato in Germania un’installazione interattiva dello stadio Sonyachny di Kharkiv, distrutto dai missili russi. A oggi 500 impianti sportivi sono stati danneggiati o distrutti dagli attacchi, tra cui 77 stadi. E i big della Nazionale hanno raccontato delle loro città devastate».

Shevchenko: «La nostra mentalità è di non lamentarsi»

Yaremchuk, uomo del match con la Slovacchia, allo scoppio della guerra ha perso 9 chili per la depressione: ci si dimentica che dietro a questi calciatori ci sono le sofferenze di un popolo?

«La nostra mentalità è quella di non lamentarsi, ma di trovare le soluzioni. Da quando la guerra è cominciata, tutti siamo stati colpiti dalla tragedia. Ci sono giocatori che hanno perso non solo la casa, ma l’intera città da cui venivano. Questa però non è una scusa. La nostra realtà adesso è questa ed è semplice: o andiamo avanti e ci adattiamo o non viviamo».

Lei e i suoi calciatori come vivete la differenza fra la vostra situazione e quella di un Europeo che va avanti, con la gente che ha voglia di festeggiare o si dispera per un gol?

«Riconosciamo che l’ucraina vive in una realtà diversa. Ma anche i nostri tifosi hanno festeggiato con la Slovacchia ed erano molto tristi per l’eliminazione. Il calcio offre un momento di distrazione e di emozioni positive. Abbiamo creato una storia coi filmati che mostrano i soldati che giocano a calcio nei campi base e persino in prima linea! Il calcio ha un potere immenso nel nostro Paese, speriamo ci aiuti a guarire dal trauma».

Ci sono protagonisti del calcio che vi sono vicini?

«Sì, tante persone ci danno un supporto importante. La Germania ci aiuta molto, così come Francia, Inghilterra, Polonia, Norvegia, Romania. L’elenco è molto lungo. E naturalmente c’è l’italia. Il presidente Gravina ha firmato un memorandum di collaborazione per ospitare i piccoli calciatori ucraini delle città più colpite: i primi sessanta sono in partenza. E i nostri giovani allenatori possono venire a Coverciano per i corsi».

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