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Sinner è guarito. Il primo allenamento in Canada: «Non vedo l’ora di ripartire da qui»

Il tennista italiano si allena per la stagione sul cemento e si prepara a difendere il titolo vinto in Canada l’anno scorso

Sinner è guarito. Il primo allenamento in Canada: «Non vedo l’ora di ripartire da qui»
Toronto (Canada) 13/08/2023 - Toronto / foto Imago/Image Sport nella foto: Jannik Sinner ONLY ITALY

Sinner riparte dal Canada. Lasciatosi alle spalle la tonsillite che lo ha costretto a saltare le Olimpiadi, il tennista italiano è arrivato a Montreal, dove ha cominciato ad allenarsi in vista della stagione su cemento e per prepararsi al Canadian Open, che ha vinto l’anno scorso. È stato il primo Masters 1000 vinto dal tennista italiano.

Sinner ha postato sui suoi social alcuni scatti del primo allenamento, accompagnati dalla didascalia:“ È bello ricominciare a colpire e non vedo l’ora di ripartire da qui”.

 

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Se Sinner cantasse “non mi avrete mai come volete voi”

Se Jannik Sinner conoscesse i 99 Posse, e se non fosse Jannik Sinner, in quest’epoca di social pubblicherebbe il brano “L’anguilla” il cui ritornello recita: “Non mi avrete mai come volete voi”. È stupefacente il rapporto tra il corpaccione del Paese e quest’atleta contemporaneo. Che è italiano, sì è italiano. Ma è soprattutto un giovane uomo di 23 anni (li compirà il 16 agosto), cittadino del mondo, che si sobbarca sacrifici da oltre dieci anni per coronare il suo sogno: diventare un grande tennista. Lo è diventato. È numero uno al mondo. Ovviamente quando è andato via di casa, non lo ha fatto per il Paese. In un contesto normale non sarebbe neanche da sottolinearlo. Ma il nostro non ci sembra un contesto normale.

Quando Sinner ha lasciato casa, lo ha fatto da solo. Pensando al proprio futuro. Ha scelto la strada da seguire. E l’ha percorsa. Non è un tipo melodrammatico però in qualche intervista ha parlato della sua vita da adolescente lontano dalla famiglia. Quando già era un predestinato ma sentiva che qualcosa non stava andando nel verso giusto, decise. Ruppe col suo storico coach, Riccardo Piatti, e si affidò a un allenatore che non era certo considerato il Guardiola del tennis. Scelse.  Come è stato abituato a fare nella sua vita. E i risultati non sono arrivati nemmeno subito.

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