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Sofia Goggia, il dolore non passa: «Potrei anche saltare la stagione»

Al Corsera. «Devo capire come abbattere il dolore quando metto lo scarpone. Se la tecnologia non mi aiuta, resta l’ipotesi peggiore»

Sofia Goggia, il dolore non passa: «Potrei anche saltare la stagione»
2020 archivio Image / Sport / Sci / Sofia Goggia / foto Imago/Image Sport

Sofia Goggia, il dolore non passa: «Potrei anche saltare la stagione». Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera.

Il 18 giugno aveva ripreso a sciare, a poco più di 4 mesi da quel 5 febbraio, quando a Ponte di Legno si fratturò la tibia e il malleolo tibiale destri.

Il dolore come Gran Nemico.

«Devo capire come abbatterlo quando metto lo scarpone. Come disse Annibale valicando le Alpi, se non troveremo una strada, la costruiremo. Sperimenterò soluzioni in carbonio, sottili e su misura, da inserire tra calza e scarpone. Sono come parastinchi da calcio e dissipano le pressioni: devo trovare il set up per il training a Ushuaia».

Con le prime sciate ha ritrovato le giuste sensazioni?

«È presto per dirlo, le ossa danneggiate per ora sopportano solo sedute blande. Io non mi lamento mai: con le ginocchia che mi ritrovo sarebbe impossibile sciare ad alto livello, ma ormai sono abituata. Ora è diverso: il dolore c’è. Il problema è la guaina del tendine tibiale anteriore, recisa per mettere la piastra: ha una parte adesa e una libera ed è quest’ultima che mi fa vedere le stelle».

I medici che cosa dicono?

«Per loro avrei dovuto riprendere lo sci dopo 6 mesi. Secondo il dottor Panzeri il dolore non passerà e dovrò gestirlo. Lavoro in palestra e faccio atletica, ma non posso ancora correre a causa delle parestesie che danno una percezione alterata della sensibilità. Il ct Gianluca Rulfi mi ha poi palesato lo scenario peggiore».

Quale sarebbe?

«Saltare la stagione, levare le placche a novembre e lavorare nell’ottica dei Giochi 2026: è un’ipotesi da considerare. Però se troverò la quadra con scarpetta e scarpone tutto andrà in crescendo. Ed è ciò che mi auguro».

Ha avuto paura quando ha rimesso gli sci?

«Alle prime curve ho pianto sotto la maschera».

Sofia Goggia in terapia da Baggio: «Penso che i miei infortuni siano la conseguenza di un passato che non riesco a dimenticare» (a maggio)

Sofia Goggia, la campionessa italiana di sci, sta affrontando un brutto periodo per via del grave infortunio alla tibia. Non il più grave della sua carriera ma difficile da metabolizzare, confessa lei. Tanto che per superare le difficoltà del momento ha chiesto aiuto a uno che di infortuni e di come superarli se ne intende. È andata direttamente dal Divin Codino, quel Roberto Baggio che grazie anche al buddismo ha imparato a superare  i momenti di difficolta. Un dialogo dal vago sentore mistico riportato da Sportweek.

 Goggia: «Penso che solo tu abbia provato quello che provo io…» Baggio: «Ti capisco»

«Penso che solo tu abbia provato quello che provo io…» Inizia così la Goggia cercando di rompere il ghiaccio. La frattura scomposta alla tibia destra è l’infortunio più “pesante”. «Ma tu quante volte ti sei infortunato seriamente? E quel è stato l’incidente più terribile?».

Come l’incontro tra una bambina e il suo idolo. «Sono stato operato sei volte e sempre al ginocchio destro. Nel 1985, quando avevo 18 anni ed ero appena passato alla Fiorentina, mi sono rotto il crociato e lesionato il menisco. Mi hanno dato 220 punti interni di sutura e non dormivo di notte. Avevo perso fino a 12 chili e sono rimasto fermo per un anno. Temevo di non tornare mai più a giocare. Poi ne ho avuto altri ma ormai sapevo come gestire il dolore».

Ecco, la sciatrice cercava proprio questo. «Anch’io sono a sei, siamo 6 pari. […] E poi c’è quest’ultima frattura della tibia, che non sarà stato il più grave, ma l’ho vissuto davvero male. Forse per il momento, forse per come mi è capitata. La verità è che faccio tanta fatica ad andare oltre. A te è mai capitato di farti male perché te lo aspettavi, perché avevi dentro un conflitto non risolto? E come riuscivi a convivere fino a superarlo?».

Baggio, come più volte ha dichiarato, ha trovato la risposta nel buddismo. Anche inconsapevolmente forse. «A 20 anni ho abbracciato il buddismo e la mia vita è cambiata. Ho trovato gli strumenti per superare ogni difficoltà. E ho imparato che tutto dipende da noi. Noi siamo l’inizio e la fine di tutto».

Adesso Sofia si sente compresa. Si confida quasi con Baggio: «Io penso che i miei incidenti siano la conseguenza di un conflitto che non ho risolto, di un passato che non riesco a dimenticare…»

«La consapevolezza aiuta. Ora devi trovare il modo di risolvere quel conflitto», la incoraggia Robby. «Tu credi nel destino?», incalza lei.

«Credo nel karma. Per tutti noi esiste una dimensione individuale che ha che fare con il nostro karma e con la speranza. Ma è importante che tu capisca qual è la tua missione nella vita. Quanto sia importante per te lo sport e qual è il fine del tuo impegno. Vuoi vincere per te o per far felici quelli che ti seguono?»

«Io ho bisogno del calore della gente. Alla gente piace pensare che i campioni siano uomini fragile come tutti. E io mi sento una di voi, anzi una di noi. Io mi sento sempre un bicchiere mezzo vuoto, mi sento spesso inadeguata ed è una vecchia storia che risale più o meno al periodo dell’oro olimpico, quando la Goggia era arrivata ai vertici del suo sport in cima alla montagna e Sofia era rimasta a valle».

«Ti capisco», continua Baggio. «All’inizio ero caduto nella trappola del vittimismo». «Tu sei felice?», chiede ancora la Goggia.

«Lo sono! Ma mi do da fare ogni giorno per esserlo». Sipario.

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